Ecco
una ricerca che mi ha lasciato esterrefatta: il gruppo guidato da Sylvia
Schnell, dell’Università di Giessen, e Markus Egert, dell’Università
Furtwangen, ha scoperto che nelle comuni spugnette da cucina si annidano batteri
a profusione. Per la precisione ogni centimetro cubo ospita oltre 50 miliardi
di microrganismi.
Lo
studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e riportato sul sito di Science, mostra che il
numero di batteri nelle spugnette è paragonabile a quello presente nelle feci.
È
stato scoperto che tra i miliardi di batteri ospitati ci sono anche i
parenti stretti di quelli che causano polmonite e meningite, i
ricercatori hanno inoltre evidenziato che la moraxella
osloensis, il microrganismo responsabile del cattivo odore che a volte
hanno le spugne, può causare infezioni nelle persone con un sistema
immunitario debole.
Si
deve prestare attenzione perché le spugne usate per lavare i piatti agiscono
sia come serbatoi di microrganismi sia come disseminatori di batteri sulle
altre superfici domestiche con il rischio di contaminare mani e cibo.
Oltretutto
combattere questi microrganismi con la sterilizzazione non serve perché
la bollitura e il microonde non li uccidono ma li rendono più insidiosi e così
finiscono per ricolonizzare rapidamente le aree ripulite. Si potrebbe dire che
l’effetto somiglia a quello di una terapia antibiotica sul microbiota
intestinale che spesso, infatti, è seguita da vari episodi infettivi successivi.
Che
fare allora? L’unica soluzione è cambiare la spugna spesso. Secondo gli esperti
almeno una volta a settimana.
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