Ideati
per le persone in sovrappeso, i dolcificanti ipocalorici in realtà promuovono
la produzione di grasso e l’accumulo di zuccheri nelle cellule favorendo la
disfunzione metabolica, l’ipertensione e la predisposizione al diabete.
Lo
ha evidenziato qualche tempo fa una ricerca americana pubblicata sul Canadian Medical Association Journal. Secondo gli studiosi
i dolcificanti non nutritivi come aspartame, sucralosio e stevioside
(quest'ultimo derivato dalla Stevia rebaudiana, una piantina perenne
appartenente alla famiglia delle Asteraceae) non solo non servono a perdere
peso, ma si associano anche ad un maggior rischio di obesità e cardiopatie.
Avevo
già parlato dei gravi effetti correlati all’utilizzo dell’aspartame, l’edulcorante
più utilizzato al mondo, in un precedente post (puoi approfondire cliccando qui).
Questo
studio pone l’attenzione anche su altri dolcificanti sintetici che sono dannosi
per tutti ma, paradossalmente, ancor di
più per gli individui per i quali sono stati idealmente creati, cioè gli obesi
e chi è in sovrappeso, perché hanno una
minore resistenza all’insulina.
Alleluia!
Sono anni che ricerche indipendenti e internazionali evidenziano la tossicità
di questi prodotti, finalmente adesso se ne comincia a parlare – anche se con
una certa prudenza – negli ambienti accademici.
Oltre
allo studio che ho appena citato, infatti, già un’altra ricerca (pubblicata in passato su Cell Metabolism)
aveva dimostrato come i dolcificanti artificiali spingano a mangiare di più.
In pratica con i dolcificanti il cervello viene ingannato dalla dolcezza che
sente, ma non trova contenuto energetico, ‘chiedendo’ come conseguenza di assumere
ancora cibo.
Spero
bene che le evidenze scientifiche aumentino in breve tempo perché i
dolcificanti artificiali sono stra-venduti (con grande soddisfazione delle
industrie che li producono) ma non sono affatto quella salutare alternativa
allo zucchero che molti immaginano.
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