È l’evento
più drammatico della nostra esistenza. Perdere la persona amata getta in un
caos emotivo che fa provare sentimenti fortissimi: dolore, rabbia, sensi di
colpa. Lo smarrimento e la sofferenza sono tali che, a volte, nemmeno nella
fede si riesce a trovare aiuto.
“La
perdita dell’oggetto d’amore ha una duplice rappresentazione mentale interna ed
esterna insieme" – spiega la dottoressa Cristiana Iacone, psicologa
psicoterapeuta a Firenze che vanta tra le sue specializzazioni la tematica
della relazione amorosa, della perdita e del lutto – “Interna nel senso che
costituisce la perdita della intima immagine dell’Altro e delle proprie
personali immagini di sé in relazione all’Altro. Esterna
in quanto si identifica con la perdita del legame d’amore della vita, spesso un amore che rappresenta un’intensa connessione tra anime. Questa tragica condizione di assenza, interna ed esterna, lascia la persona in un sentimento di agghiacciante disperazione, paura e disorientamento. Si avverte un insopportabile senso di vuoto e di abbandono e il dolore è sia fisico che mentale: frequenti sono gli episodi acuti di sofferenza, caratterizzati da pianto, disperazione e rabbia”.
in quanto si identifica con la perdita del legame d’amore della vita, spesso un amore che rappresenta un’intensa connessione tra anime. Questa tragica condizione di assenza, interna ed esterna, lascia la persona in un sentimento di agghiacciante disperazione, paura e disorientamento. Si avverte un insopportabile senso di vuoto e di abbandono e il dolore è sia fisico che mentale: frequenti sono gli episodi acuti di sofferenza, caratterizzati da pianto, disperazione e rabbia”.
Sono
vari i sentimenti che danno l’impronta al lutto e le varie fasi dell’elaborazione
richiedono tempo e solitudine. C’è bisogno di ascoltare le tante voci della
parte più interiore di sé per riuscire a superare un momento così difficile e
significativo. Il più delle volte non si è in grado di farlo da soli ma occorre
l’aiuto di una persona qualificata che sappia ascoltare con empatia e
accompagnare in questo viaggio dentro l’anima.
“Nella
mia pratica terapeutica osservo di continuo vari passaggi – conferma la
dottoressa Iacone – Il disorientamento iniziale cede il posto all’attivazione
della ricerca di chi non è più vivo, poi arriva la collera,
anche rivolta alla persona che non c’è più: "Perchè mi hai lasciato?"
unita a un sentimento di colpa: "Non ho fatto
abbastanza". Accanto a questi sentimenti è presente anche una profonda
tristezza, dominano il ritiro sociale e le difficoltà a svolgere le
consuete occupazioni. Infine c’è la consapevolezza che la persona amata è
morta, l’aspetto definitivo della perdita e l’accettazione dell’ evento,
da questo momento in poi i pensieri rivolti ai ricordi sono meno penosi
e inizia un processo cognitivo trasformativo in cui nuovi pensieri
sostituiscono quelli dolorosi ”.
Lavorando
sul lutto si diventa anche consapevoli del rapporto con la persona defunta,
di ciò che significa per noi, di ciò che gli dobbiamo ma anche di ciò che è
stato difficile accanto a quella persona la quale, a volte, può avermi ferito
perché tutte le relazioni, anche quelle apparentemente più felici, non sono
soltanto amorevoli e armoniose. “In effetti c’è sempre la tendenza a
idealizzare chi non c'è più – afferma Iacone – l’approccio terapeutico
serve anche a chiarire il reale rapporto con la persona scomparsa e a
rielaborare le cose lasciate in sospeso per poi riuscire a distaccarsene”.
In
questa circostanza delicata dell’esistenza in cui non si può fare a meno di
dedicare tempo ed energie a se stessi per guarire e superare la sofferenza del
distacco, anche la Naturopatia può offrire un valido supporto.
Sono tanti e vari gli strumenti utilizzabili:
alcuni più centrati sui pensieri e sulle emozioni come le tecniche
di meditazione, di respirazione e di visualizzazione (volte a placare la mente e a migliorarne le
capacità) e ancora gli oli essenziali, i suoni e le essenze floreali
(in grado di agire sul sistema nervoso e di ridurre l’impatto di sentimenti
intensi come rabbia, depressione, paura)
altri più centrati sul corpo come lo
shiatsu e la riflessologia (capaci di stimolare e riequilibrare attraverso
il tocco e la pressione, più o meno profondi, i punti e le zone del corpo
maggiormente colpiti dalla tensione emotiva).
D’altra
parte emozioni, pensieri e fisico non sono entità separate.
I
nostri pensieri non rimangono confinati nel cervello. Come le emozioni non
rimangono chiuse nel cuore. E il corpo registra sempre qualsiasi tensione, dolore
o disagio. È vero del resto anche il contrario: qualsiasi sofferenza fisica diventa
anche mentale ed emozionale poiché le interazioni tra corpo, mente ed
emozioni sono continuamente reciproche (e fondamentali per la salute di un
individuo).
Il Naturopata,
che per sua formazione conosce più discipline e tecniche, può quindi lavorare
sulla tematica del lutto con vari strumenti (più “sottili” e/o più fisici) scegliendo
di volta in volta ciò che è meglio per quel particolare individuo
adattando al caso singolo anche modalità e intensità di lavoro.
Come
nella psicoterapia è necessaria l’empatia tra terapeuta e paziente, anche in
ogni percorso di riequilibrio naturopatico è fondamentale che si crei una
buona alchimia tra il naturopata e la persona che richiede la sua
consulenza. Senza la fiducia necessaria a lasciarsi andare è, infatti, molto
difficile che il lavoro possa andare in profondità.
In molti
casi l’unione tra sostegno naturopatico e sostegno psicologico ha permesso
di superare più velocemente il momento di profonda crisi causato dalla perdita della
persona amata riattivando in pieno le potenzialità di autoguarigione che ogni
organismo possiede. Guarire, in questa circostanza, significa raggiungere una
maggiore accettazione della perdita subita e, nello stesso tempo, riuscire ad
andare avanti ri-costruendo la propria vita. “Una nuova identità infatti emerge
– precisa la dottoressa Iacone – forse non proprio diversa, ma sicuramente non
uguale a come era prima. Anche il senso di solitudine si trasforma: non è più
uno spazio vuoto, angoscioso, ma un luogo intimo, personale, nel quale far
fluire di nuovo l’interesse per le cose della vita”.
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