è di una ventina di giorni fa la
notizia che ben cinque classi di antibiotici (ovvero antibiotici
solfati, cefalosporine, fluorochinoloni, nitrofurantoina e penicilline ad ampio
spettro) sono associate a un rischio aumentato di calcoli renali, rischio
che è particolarmente pronunciato tra i bambini e gli adolescenti.
Secondo questo studio
(pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology) la
prevalenza di calcoli renali è aumentata del 70% negli ultimi 30 anni,
parallelamente all’utilizzo sempre più diffuso degli antibiotici.
Per
valutare il potenziale effetto degli antibiotici sul rischio di nefrolitiasi, i
ricercatori hanno analizzato i dati del The Health Improvement Network (THIN),
un registro contenente informazioni su 13,8 milioni di pazienti trattati in 641
ambulatori di base nel Regno Unito – dunque una bella mole di dati – e hanno
ipotizzato che le riduzioni indotte dagli antibiotici nel microbioma
intestinale possano essere responsabili di questo effetto.
Ricerche
precedenti avevano già dimostrato che gli antibiotici alterano la composizione
del microbioma umano, e alterazioni del microbioma intestinale e urinario sono state
collegate allo sviluppo di calcoli renali, ma nessuno studio aveva ancora sottolineato
l’associazione tra l’uso di antibiotici e la formazione dei calcoli.
Direi
che adesso non si può più ignorare questa pericolosa correlazione.
Senza
dimenticare tutti gli altri effetti negativi che questi farmaci provocano:
- problemi all’apparato digerente e all’intestino
- alti livelli di colesterolo (perché la flora batterica, ormai decimata, non può essere più in grado di svolgere efficacemente l’abituale compito di riciclaggio)
- aumento di rischio per le infezioni alla vescica
- condizioni artritiche
- malattie al fegato
- problemi ginecologici (candida)
- abbassamento delle difese immunitarie
- e molti altri problemi come l’acne.
Sia
chiaro, gli antibiotici, usati
correttamente (cioè quando si utilizza
l’antibiotico giusto per il giusto batterio, nella giusta dose e per la giusta
via di somministrazione), salvano la
vita. Ma spesso se ne fa un uso eccessivo o inadeguato ed è proprio questo
utilizzo improprio che genera i dannosi effetti sopra detti.
Purtroppo
un’altra grave conseguenza è la comparsa di ceppi batterici ultraresistenti,
i cosiddetti ‘superbugs’, ovvero batteri in grado di resistere a qualsiasi
antibiotico: mietono milioni di vittime ogni anno in tutto il mondo e
costituiscono un problema cui la medicina attuale non sa come far fronte.
C’è
da dire che le problematiche che derivano da un abuso di antibiotici sono anche causate dall’utilizzo sconsiderato che se ne fa
nella maggior parte degli allevamenti dove gli animali si ammalano per le condizioni innaturali
in cui vengono allevati per il macello.
La
responsabilità è nostra che, da consumatori, accettiamo gli alimenti a buon
mercato della produzione industriale e, da pazienti, ricerchiamo la veloce via alla ‘guarigione’ fatta dai
farmaci quando, invece, dovremmo preoccuparci
di nutrirci in modo migliore e sostituire
le abitudini che inducono alla malattia con consuetudini igieniche e pratiche
che favoriscono l’efficienza del sistema immunitario e il benessere.
Stiamo
raccogliendo ciò che abbiamo seminato.
Ma dipende
da noi.
Possiamo
decidere di ignorare i pericoli o fare qualcosa per evitarli.
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