Sono da poco rientrata dalla prima giornata dell’VIII Congresso
Internazionale ARTOI, Nuove frontiere dell’oncologia integrata, un evento internazionale che offre
visibilità agli ultimi risultati della ricerca sperimentale e clinica.
È l’occasione
per scambiarsi le conoscenze con l’auspicio che sia davvero possibile disegnare
nuove prospettive nei percorsi di cura.
I
pazienti non sono somme di organi ma INDIVIDUI che hanno bisogno di CURE
PERSONALIZZATE.
Le
medicine complementari come la medicina tradizionale cinese,
l’agopuntura, l’omeopatia, l’omotossicologia, la fitoterapia, la medicina
antroposofica possono dare un contributo determinante per migliorare la qualità
della vita dei malati.
Le
conoscenze si devono unire. Altre figure, altre competenze, altri
operatori devono entrare in gioco accanto ai medici che applicano trattamenti
standard.
Per
alleviare sia i sintomi della malattia che gli effetti collaterali dei
protocolli antitumorali, per favorire salute e benessere, è necessario infatti unire
tutte le risorse disponibili.
La Toscana
è Regione virtuosa in questo senso. Nel 2015 la Giunta ha approvato una
delibera che definisce le modalità di integrazione nella rete oncologica
regionale dei trattamenti di medicina complementare che hanno mostrato di
essere sicuri ed efficaci. È una grande opportunità per chi ha la sfortuna di
ritrovarsi nella prova di una malattia che fa paura e rende fragili e bisognosi
di sostegno.
Questo approccio integrato, che unisce il meglio della medicina ufficiale e di quella complementare, si sta affermando in vari ospedali internazionali ma il processo di integrazione richiede ancora tempo e fatica. Soprattutto richiede apertura di mente. Solo così si può andare oltre le prese di posizione, verso una concreata collaborazione tra tutte le specifiche figure impegnate nel percorso assistenziale al paziente oncologico.
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