“Non
piangere”, ti dicevo, “E’ vero, me ne andrò prima di te, ma quando non ci sarò
più ci sarò ancora, vivrò nella tua memoria con i bei ricordi: vedrai gli
alberi, l’orto, il giardino e ti verranno in mente tutti i bei momenti passati
insieme. La stessa cosa ti succederà se ti siederai sulla mia poltrona, o
quando farai la torta che ti ho insegnato a fare oggi, e mi vedrai davanti a te
con il naso sporco di cioccolato… e
sorriderai!”
(Susanna
Tamaro)
Coloro
che abbiamo perduto sono con noi. Nella nostra mente, nel nostro cuore. Sempre.
Perché l’amore per i nostri cari che non sono più fisicamente accanto a noi è
un legame spirituale che la morte non può spezzare.
Vi
sono momenti, però, in cui vorremmo tanto sentire “quella voce” o “quell’abbraccio”
… l’assenza è così dolorosa che si avverte un nodo in gola e ricominciano a
sgorgare quelle lacrime che pensavamo di aver superato.
È proprio
allora che dobbiamo sforzarci di ricercare una più profonda comunione
spirituale con quella persona che ha significato e continua a significare tanto
per noi.
La
fede, se ce l’abbiamo, può aiutare molto.
Se
la visione è diversa, possiamo comunque
attutire un poco la sofferenza onorando con la memoria i nostri cari scomparsi,
ricordando con affetto le caratteristiche che li hanno resi davvero speciali e
cercando di portare avanti gli insegnamenti che ci hanno dato.
Se
abbiamo dei figli, ad esempio, è bello e importante parlare loro dei nonni che
non hanno avuto la fortuna di conoscere, raccontare qualche aneddoto della loro
vita e in questo modo permettere che si possa creare, nonostante tutto, una
relazione amorosa.
Perché
l’amore, alla fine, è l’unica cosa che conta.
È per
sempre. Non cessa mai.
E
supera qualsiasi barriera. Persino la morte.
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