Sembra
assurdo parlare di gentilezza in un mondo pieno di violenza: guerre, attentati,
femminicidi, devastazione ambientale. Sono molti i fatti e i comportamenti,
pubblici e privati, che provocano indignazione, sofferenza, delusione, rabbia.
Ma
proprio perché è un tempo difficile che c’è bisogno di pensieri, parole e azioni
gentili.
Per riuscire
a stare insieme con rispetto. Per avere relazioni sane. Per aumentare il nostro
benessere. Infatti siamo tutti collegati e la nostra felicità è inevitabilmente
connessa a quella degli altri.
Gentili
non si nasce, si diventa.
Prima
di tutto serve determinazione e autocontrollo.
È
molto facile urlare, criticare, recriminare, ma ci vuole carattere per
cercare di capire il punto di vista altrui e, anche quando non si vuole
rinunciare al proprio, riuscire a gestire le differenze di pensiero senza
offendere, denigrare, alzare la voce.
È
molto facile chiudere occhi e orecchie e aumentare il passo, ma occorrono attenzione
e compassione per compiere ogni giorno piccoli gesti di cura nei confronti
dei vicini, degli sconosciuti, dell’ambiente e dello spazio pubblico, degli
animali e delle cose.
Il
rispetto per tutto ciò che è "altro" da noi si impara da piccoli dai nostri
genitori e poi lo insegniamo a nostra volta ai nostri figli. Almeno così
dovrebbe essere. Sono gli adulti, attraverso le parole, i gesti, gli esempi e
le scelte quotidiane, che insegnano ai bambini e ai ragazzi la gentilezza, la
solidarietà, l’ascolto, la collaborazione. Oppure tutto il contrario.
La
capacità di immedesimarsi negli altri e di condividerne i sentimenti è la
premessa indispensabile per la gentilezza ed è l’atteggiamento essenziale di alcune
grandi religioni come, ad esempio, il cristianesimo. Chi sa avere compassione
degli altri si avvicina a Dio, comprende come è fatto e partecipa di Lui.
Anche
i buddisti conoscono questa compassione e la estendono a tutto l’universo,
ritenendo di dover condividere non solo i sentimenti delle persone ma anche
degli animali, delle piante e della natura intera.
Questa
interpretazione più estesa della compassione verso tutto ciò che esiste è
presente anche nella religione cristiana anche se purtroppo, a volte, nel
passato, è stata trascurata. Di recente l’ha ricordata papa Francesco che ci ha
invitato con forza a custodire il giardino del mondo, dove “custodire” vuol
dire proteggere, curare, preservare, conservare.
Anche
se non abbiamo una fede a darci questa indicazione, tutti possiamo
essere gentili. Ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie
iniziative e capacità può – e deve – aver cura del pianeta e di ogni essere
vivente.
Perché
abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo.
Perché
abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Perché
vale la pena di essere amabili e attenti.
Ecco
alcuni consigli concreti, piccoli atti che alimentano la gentilezza e
diffondono il bene:
Usare le parole con consapevolezza
Sorridere di più (con gioia e autenticità)
Aiutare chi è in difficoltà, chi è più debole
Rispettare le differenze, le diversità e il valore proprio di
ogni creatura
Ridurre lo spreco di acqua
Separare i rifiuti
Spegnere le luci inutili
Cucinare soltanto ciò che ragionevolmente si potrà mangiare
Mantenere ordinato e pulito l’ambiente in cui viviamo e
lavoriamo
Non sporcare il mondo, la nostra casa comune, ma anzi cercare
di abbellirlo, piantando alberi e fiori
Tante piccole azioni positive messe insieme possono contribuire a innescare un grande cambiamento e a costruire un futuro migliore.
Incoraggiamo dunque la gentilezza e facciamola crescere: gentilezza nei pensieri, gentilezza nelle parole, gentilezza nelle azioni. Gentilezza con noi stessi, nella coppia, a scuola, nell’ambiente di lavoro, per strada, negli ospedali e nella cura delle malattie, gentilezza verso la natura.
Di gentilezza, in tutte le sue declinazioni, si parlerà in un Convegno che si terrà a Firenze il 31 marzo 2017, una giornata di studio per allargare gli orizzonti della mente e del cuore.
Per consultare il programma e per informazioni www.compagniadeltao.it.
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