lunedì 30 gennaio 2017

Che acqua bevi?


C’è tanta acqua nel nostro corpo. In base all’età, alla costituzione e al tipo di alimentazione i nostri organi e tessuti ne contengono un quantitativo diverso. I veri serbatoi della nostra acqua corporea sono le cellule ma c’è acqua anche negli interstizi tra le cellule. La composizione dei due liquidi, intracellulare ed extracellulare, cambia poiché dentro le cellule abbonda il potassio, fuori di esse il sodio ed il giusto equilibrio di questa “pila naturale” è fondamentale per il corretto svolgimento delle funzioni metaboliche e per la vita.

In termini di elementi si potrebbe dire che noi siamo acqua e che non possiamo farne a meno. È indispensabile per trasportare i principi nutritivi a tutte le cellule, per favorire la digestione, per garantire la termoregolazione, per eliminare le scorie attraverso gli organi emuntori e per svolgere la funzione di “ammortizzatore” nei confronti di certi organi più delicati come l’occhio e il cervello che ne sono infatti ricchissimi. 
Così decisiva  per la nostra sopravvivenza eppure così ignorata. Sì, sappiamo che l’acqua è importante per mantenere in salute l’organismo, ma poi stiamo attenti alle sue caratteristiche?

Se in passato molti avevano la fortuna di poter bere della vitale e pura acqua sorgiva, oggi questo è un privilegio che spetta ai pochissimi che vivono ancora vicino a sorgenti incontaminate di alta montagna. Il problema principale è soprattutto quello di riuscire a trovare un’acqua priva delle sostanze dannose che oggi si trovano quasi dappertutto nell’acqua di rubinetto: dal piombo proveniente da vecchie tubature ai residui di pesticidi e medicinali vari. Certo, l’acqua che normalmente esce dai rubinetti delle abitazioni per essere resa potabile subisce una serie di trattamenti e controlli volti a contenere entro limiti stabiliti dalla legge eventuali inquinanti chimici (nitrati, pesticidi ecc ecc ) ma, una volta uscita dall’acquedotto e addizionata di cloro, prima di giungere alle nostre abitazioni, è costretta a percorrere un lungo tragitto attraverso tubi molto spesso vecchi e malconci che possono diventare essi stessi ulteriore fonte di inquinamento. Dunque potabilità non necessariamente vuol dire qualità.

Che caratteristiche dovrebbe avere un’acqua salutare?
Le analisi utilizzate più frequentemente sono quelle batteriologiche  e chimico-fisiche che però sono insufficienti per dare un giudizio completo dal punto di vista della salute. Una valutazione davvero completa dovrebbe includere:

  •  ANALISI BIOLOGICA per escludere eventuale presenza di batteri, virus e funghi.
  • ANALISI ORGANICA per escludere eventuale presenza di veleni con i quali l’acqua potrebbe avere avuto contatto nel suo percorso sotterraneo e di superficie, ad esempio erbicidi.
  • ANALISI FISICO-CHIMICA Quella fisica prevede in particolare la misurazione della conducibilità elettrica (più è bassa, migliore è la qualità dell’acqua ) e del ph (quello ideale è compreso tra 6,4 e 6,8). Quella chimica definisce la quantità dei minerali inorganici presenti nell’acqua e la somma di questi dà il residuo fisso che si ottiene facendo evaporare un litro di acqua a 180°. Questo è un altro parametro determinante per la valutazione della qualità dell’acqua (più basso è il residuo fisso, migliore è la qualità dell’acqua).
  • ANALISI DI VITALITà Si tratta di distinguere tra un’acqua viva e un’acqua morta e per questa ricerca non esiste ancora un metodo scientifico affidabile. In generale si può dire che tutte le acque trattate o purificate sia chimicamente che fisicamente perdono la loro vitalità.
  • ANALISI ENERGETICA-BIOELETTRONICA Secondo l’idrologo francese Vincent è la più importante per la salute umana e va a identificare l’energia globale dell’acqua. Dipende da tre parametri: il ph, il valore rh2 e il valore ro.
1.      Per quanto riguarda il ph il range di riferimento perché l’acqua sia accettabile è tra 6,0 e 6,8 ma le acque migliori hanno un ph tra 6,4 e 6,8 (lo stesso dell’ambiente interno delle nostre cellule, in questo modo il ricambio d’acqua è molto facilitato).
2.      Il valore rh2 misura la pressione di idrogeno e ossigeno e varia da 0 (massima pressione di idrogeno) a 42 (massima pressione di ossigeno). Il numero 28 identifica il valore neutro che si ha quando la pressione dell’idrogeno è uguale a quella dell’ossigeno. Un’acqua buona ha un rh2 tra 25 e 28.
3.      Il valore ro rappresenta la resistività di un liquido ed è inversamente proporzionale alla conducibilità elettrica (quanti meno minerali sono contenuti nell’acqua, tanto minore è la conducibilità e tanto maggiore è la resistività). L’acqua buona ha una resistività sempre maggiore di 6000 Ohm ma l’acqua veramente pura ha una resistività di oltre 20000 Ohm!
un’acqua con molti minerali non può caricarsi ulteriormente di scorie e tossine. Solo un’acqua pura può assolvere questo importante compito di eliminare le sostanze tossiche dal nostro organismo. I minerali di cui abbiamo bisogno non sono quelli inorganici e per noi inassimilabili dell’acqua ma quelli organici  che sono già stati assimilati dalle piante e che ritroviamo in un’alimentazione sana e varia: verdura fresca, frutta, legumi, cereali, erbe e semi maturati al sole che contengono anche tutti gli enzimi e le sostanze vitali utili al nostro nutrimento.

Purtroppo quasi nessuno oggi dà il giusto peso alla qualità dell’acqua. Ma ricorda che non ha senso fare attività fisica e seguire una dieta equilibrata e personalizzata nell’intento di stare meglio se poi non introduci nel tuo corpo un’acqua pura e salutare.


venerdì 27 gennaio 2017

Ceci all'umbra

Condivido volentieri con voi questa ricetta tipica dell'Umbria che è adatta a questa stagione invernale.

L’ingrediente principale sono i ceci, legumi molto nutrienti ed energetici che hanno proprietà  diuretiche, vermifughe, ricostituenti ed antianemiche.
Prima di essere cotti necessitano di 12-24 ore di ammollo (dipende dalla loro grossezza), l’acqua va cambiata almeno tre volte e di nuovo un’altra volta prima di metterli in pentola. L’aggiunta di un pezzetto di alga Kombu ne faciliterà la digestione. La cottura, a fiamma bassa, senza aggiungere sale, è lunga: 120-150 minuti. Meglio cuocerli il giorno prima e ritrovarseli già pronti per la realizzazione di questa ricetta.

Altro ingrediente caratterizzante sono le bietole. Ricche di clorofilla, sali minerali e vitamine A, C e K, vanno cotte pochissimo (5 minuti) per non distruggere le vitamine e mandare i sali in soluzione. Compratele fresche (le foglioline non devono essere mosce né ingiallite).

Ingredienti per 4 persone

100 gr di ceci (pesarli da secchi)
2 cipollotti
1 costa di sedano
1 carota
1 kg d bietoline o erbette fresche
3 foglie di alloro
1 rametto di rosmarino
2 spicchi d’aglio
olio extravergine di oliva
sale

Preparazione

Una volta cotti i ceci scolarli  e metterli in una pentola con la carota tagliata a pezzetti, i cipollotti sminuzzati, il sedano a cubetti e l’alloro. Aggiungere un poco di acqua, salare e far prendere il bollore dopodiché cuocere a fiamma bassa il tempo sufficiente a rendere tenere le verdure ed insaporire i legumi.

Nel frattempo pulire e lavare le bietole, spezzettarle grossolanamente con le mani e cuocerle per 5 minuti a fuoco medio con la sola acqua di lavaggio. Una volta cotte, scolare l’eventuale acqua in eccesso, fare intiepidire, strizzare e tagliuzzare.

Preparare un trito con l’aglio e il rosmarino e farlo rosolare con 3 cucchiai d’olio. Aggiungere i ceci, la carota, i cipollotti e il sedano scolati (tenere da parte un poco d’acqua di cottura nel caso servisse per dosare la consistenza finale) e lasciare insaporire per 5 minuti. Unire le bietole e cuocere per altri 5 minuti. Regolare di sale e servire.


In Umbria, appena spenta la fiamma, ancora prima di impiattare,  è usanza aggiungere del pecorino grattugiato. Un pizzico di gusto in più per questa ricetta già molto appetitosa anche senza formaggio.

mercoledì 25 gennaio 2017

Sonno e gravidanza

Quando si è incinta si dorme in modo diverso. Il sonno cambia: diventa leggero, ci si deve alzare per andare in bagno, ci si sveglia presto oppure si fa fatica ad addormentarsi perché il cervello, magari solo per la felicità, pensa a tante cose. Molte donne dormono peggio in gravidanza, altre non riescono più a prendere sonno nella loro posizione preferita abituale, devono cambiarla per riuscire a rilassarsi, altre invece sognano tantissimo, più di quanto facevano prima.

Le ostetriche spiegano questi fenomeni col fatto che il bambino dentro la pancia ha un suo ritmo che non necessariamente è in sintonia col ritmo di sonno e di veglia della madre. Magari dorme durante il giorno ed è attivo di notte, ecco che con tutto quel movimento in pancia per la mamma è difficile riposare profondamente. Oppure la donna dorme peggio perché ha un poco di anemia o i crampi alle gambe o le palpitazioni o i formicolii alle mani. Anche questi fattori, che sono disturbi tipici della gravidanza, vanno considerati.

Poiché un buon sonno, regolare, è più che mai benefico in questa fase delicata e speciale della vita di una donna, ecco qualche consiglio per favorirlo:

§  Non bere caffè il pomeriggio, tanto meno la sera

§  Non cenare tardi per non andare a dormire con lo stomaco ancora pieno

§  Non andare a letto oltre le 22. Passate le 22.30, superata la stanchezza, spesso ci si sente di nuovo attivi e si rischia di fare tardi

§  Evitare letture, parole e immagini violente (giornali, film, televisione) che lasciano impressioni negative anche sul bambino in utero

§  Non impegnare troppo la testa la sera, cercare invece di allentare eventuali tensioni con la musica, un  libro, una tisana

§  Una volta a letto usare la visualizzazione e il pensiero positivo prima di addormentarsi: chiudere gli occhi visualizzando per qualche minuto una bella creatura con tutte le qualità desiderate, un buon parto, una nuova vita felice insieme al piccolo appena nato.


E se proprio il sonno non arriva o si interrompe, vietato innervosirsi. Ricordate che siete a letto,  dunque il vostro corpo comunque riposa e recupera le energie, se siete tranquille. Cercate allora di trovare la posizione per voi più comoda e rilassatevi.

lunedì 23 gennaio 2017

La dieta che salva il cervello

È la dieta mediterranea quella migliore per la salute cerebrale. Lo attesta una recente ricerca dell’Università di Edimburgo pubblicata sulla rivista Neurology. Secondo quanto ha osservato lo studio, infatti, negli anziani che la seguono il cervello subisce un minor restringimento rispetto a chi non l’ha adottata.
In pratica quando invecchiamo il cervello si rimpiccolisce perché perdiamo cellule cerebrali e questo influisce sulla memoria e l’apprendimento. I ricercatori scozzesi, invece, hanno potuto riscontrare che questo fenomeno è molto rallentato in chi si alimenta regolarmente con la dieta mediterranea.

In cosa consiste questa dieta?
Si basa su un’alimentazione “povera” ma gustosa costituita prevalentemente da frutta, verdura, olio d’oliva, legumi e cereali (non raffinati), un moderato consumo di pesce, formaggio e vino e pochissima carne. È l’alimentazione che predominava ai tempi dei nostri nonni quando la carne era un lusso e non la si mangiava con la frequenza e la sovrabbondanza di oggi ma solo ogni tanto.


Già da anni i benefici della dieta mediterranea sono stati riconosciuti scientificamente. Le popolazioni la cui dieta si basa su questo tipo di alimentazione sono più longeve e godono di una maggiore protezione nei confronti delle malattie cardio-cerebro-vascolari, prima causa di morte nel mondo.
La coordinatrice di quest’ultimo studio scozzese ha precisato che il valore della dieta mediterranea è indiscutibile nella sua globalità, ma per ora il ruolo specifico dei diversi alimenti in merito alla salvaguardia del cervello resta sconosciuto. Non è ancora chiaro, quindi, se il merito del ritardo nella perdita di volume cerebrale sia da addebitare solo ad alcuni componenti della dieta mediterranea oppure a tutti associati tra loro.

Secondo la naturopatia una dieta equilibrata, insieme a una regolare attività fisica, rappresenta un fattore di protezione per la salute (in generale non solo quella del cervello) decisamente superiore a qualsiasi altro metodo, farmaco o innovazione tecnocratica.
Non è mai troppo tardi per acquisire nuove salutari abitudini: anche se ormai non più giovanissimi, cambiando alimentazione, si può cambiare il corso della vita. Ci si può proteggere meglio dalle malattie, curarle e naturalmente prevenirle.   


venerdì 20 gennaio 2017

Migliora la salute cerebrale con la musica

Che la musica possa essere utilizzata a scopi curativi non è una novità, forse però non sai che ha anche un potente effetto neuroprotettivo.
Un paio di anni fa Science Daily, un sito web specializzato su articoli scientifici, riportò uno studio effettuato dall’Università di Helsinky che attestava gli effetti favorevoli della musica di Mozart su apprendimento e memoria. Per la precisione la ricerca dimostrò che ascoltare, anche per soli 10-15 minuti, un concerto per violino del grande compositore, da un lato potenzia l’attività dei geni coinvolti nel rilascio e trasporto della dopamina e le funzioni sinaptiche, mentre dall’altro disattiva l’attività di geni coinvolti nel Parkinson e nei problemi di neuro degenerazione.

Recentemente anche uno studio presentato nell’annuale incontro della Società di Radiologia del Nord America che si è svolto a Chicago, ha sottolineato i profondi e benefici effetti della musica sull’attività cerebrale.
In base ai risultati esposti suonare uno strumento musicale e prendere lezioni di musica comporterebbe numerosi benefici nei bambini, incrementando le connessioni cerebrali e rivelandosi un ottimo rimedio per il trattamento dell’autismo e dei deficit dell’attenzione.
Nello specifico sono stati sottoposti ad esame 23 bambini dell’età di 5-6 anni, non affetti da alcuna patologia, ai quali hanno fatto prendere delle lezioni di xilofono. Tutti, sia prima che dopo i corsi, sono stati sottoposti a delle valutazioni mediante Imaging, una risonanza magnetica tecnologica in grado di evidenziare il flusso delle molecole d’acqua extracellulari lungo le fibre nervose che costituiscono la materia bianca del cervello e che rappresentano le vie di comunicazione tra le varie regioni cerebrali. Ebbene in seguito a nove mesi di istruzione musicale, i risultati hanno evidenziato un allungamento delle fibre nervose in diverse zone cerebrali dei bambini.

La musica ha dunque la capacità di favorire la formazione delle reti tra neuroni e di incentivare l’attività delle vie cerebrali già esistenti. Secondo gli esperti ciò è possibile perché per poter suonare uno strumento si attivano le connessioni tra i due emisferi del cervello.

Dal momento che già altre ricerche passate hanno dimostrato uno stretto legame tra autismo o disturbi dell’attenzione dovuti ad iperattività e riduzione tanto di volume quanto di collegamento nella fibra che costituisce la corteccia frontale cerebrale, si spera che presto possano essere disponibili percorsi terapeutici specifici che prevedano al loro interno anche un utilizzo mirato della musica (all’estero, in molti paesi, ciò avviene da tempo).
Nell’attesa di questo importante passaggio, è indubbiamente consigliabile far prendere lezioni di un qualsiasi strumento musicale (batteria, chitarra, pianola…) a tutti i piccoli che ricevono una diagnosi di autismo o di Adhd.  Ovviamente questo non deve escludere le terapie di supporto tradizionali, ma imparare a usare uno strumento musicale sin dalla più giovane età non può far altro che migliorare il percorso di trattamento.

mercoledì 18 gennaio 2017

Fai crescere la gentilezza

Sembra assurdo parlare di gentilezza in un mondo pieno di violenza: guerre, attentati, femminicidi, devastazione ambientale. Sono molti i fatti e i comportamenti, pubblici e privati, che provocano indignazione, sofferenza, delusione, rabbia.
Ma proprio perché è un tempo difficile che c’è bisogno di pensieri, parole e azioni gentili.
Per riuscire a stare insieme con rispetto. Per avere relazioni sane. Per aumentare il nostro benessere. Infatti siamo tutti collegati e la nostra felicità è inevitabilmente connessa a quella degli altri.

Gentili non si nasce, si diventa.
Prima di tutto serve determinazione e autocontrollo.
È molto facile urlare, criticare, recriminare, ma ci vuole carattere per cercare di capire il punto di vista altrui e, anche quando non si vuole rinunciare al proprio, riuscire a gestire le differenze di pensiero senza offendere, denigrare, alzare la voce.
È molto facile chiudere occhi e orecchie e aumentare il passo, ma occorrono attenzione e compassione per compiere ogni giorno piccoli gesti di cura nei confronti dei vicini, degli sconosciuti, dell’ambiente e dello spazio pubblico, degli animali e delle cose.

Il rispetto per tutto ciò che è "altro" da noi si impara da piccoli dai nostri genitori e poi lo insegniamo a nostra volta ai nostri figli. Almeno così dovrebbe essere. Sono gli adulti, attraverso le parole, i gesti, gli esempi e le scelte quotidiane, che insegnano ai bambini e ai ragazzi la gentilezza, la solidarietà, l’ascolto, la collaborazione. Oppure tutto il contrario.

La capacità di immedesimarsi negli altri e di condividerne i sentimenti è la premessa indispensabile per la gentilezza ed è l’atteggiamento essenziale di alcune grandi religioni come, ad esempio, il cristianesimo. Chi sa avere compassione degli altri si avvicina a Dio, comprende come è fatto e partecipa di Lui.
Anche i buddisti conoscono questa compassione e la estendono a tutto l’universo, ritenendo di dover condividere non solo i sentimenti delle persone ma anche degli animali, delle piante e della natura intera.
Questa interpretazione più estesa della compassione verso tutto ciò che esiste è presente anche nella religione cristiana anche se purtroppo, a volte, nel passato, è stata trascurata. Di recente l’ha ricordata papa Francesco che ci ha invitato con forza a custodire il giardino del mondo, dove “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare.

Anche se non abbiamo una fede a darci questa indicazione, tutti possiamo essere gentili. Ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità può – e deve – aver cura del pianeta e di ogni essere vivente.
Perché abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo.
Perché abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Perché vale la pena di essere amabili e attenti.
Ecco alcuni consigli concreti, piccoli atti che alimentano la gentilezza e diffondono il bene:
Usare le parole con consapevolezza
Sorridere di più (con gioia e autenticità)
Aiutare chi è in difficoltà, chi è più debole
Rispettare le differenze, le diversità e il valore proprio di ogni creatura
Ridurre lo spreco di acqua
Separare i rifiuti
Spegnere le luci inutili
Cucinare soltanto ciò che ragionevolmente si potrà mangiare
Mantenere ordinato e pulito l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo
Non sporcare il mondo, la nostra casa comune, ma anzi cercare di abbellirlo, piantando  alberi e fiori

Tante piccole azioni positive messe insieme possono contribuire a innescare un grande cambiamento e a costruire un futuro migliore. 
Incoraggiamo dunque la gentilezza e facciamola crescere: gentilezza nei pensieri, gentilezza nelle parole, gentilezza nelle azioni. Gentilezza con noi stessi, nella coppia, a scuola, nell’ambiente di lavoro, per strada, negli ospedali e nella cura delle malattie, gentilezza verso la natura. 
Di gentilezza, in tutte le sue declinazioni, si parlerà in un Convegno che si terrà a Firenze il 31 marzo 2017, una giornata di studio per allargare gli orizzonti della mente e del cuore. 
Per consultare il programma e per informazioni www.compagniadeltao.it.



lunedì 16 gennaio 2017

Venire al mondo "con la testa a posto"

Se aspetti un bambino, sei a poche settimane dal parto e il piccolo non è ancora nella posizione giusta (cioè con la testa verso il basso) e pensi di dover abbandonare il sogno di un parto normale – poiché in questi casi viene consigliato il cesareo – non disperare. C’è ancora una cosa che puoi fare per provare a farlo girare: puoi ricorrere alla medicina tradizionale cinese.

Questa antica medicina parte dal presupposto che il corpo è attraversato dai MERIDIANI cioè linee di scorrimento dei flussi energetici. Lungo queste linee si trovano dei punti che possono essere stimolati attraverso aghi (agopuntura), calore (moxibustione) o pressione (digitopressione). Lo stimolo viene trasferito, attraverso il meridiano, in altre regioni del corpo liberando in tal modo eventuali blocchi energetici presenti con effetti terapeutici.
Le strategie della medicina tradizionale cinese vengono proposte per molte patologie e disturbi, anche per provare a far cambiare posizione a un bebè podalico.

“Il trattamento deve essere fatto prima possibile dopo la terza ecografia, fra 32 e 37 settimana (dopo la 37 diminuiscono nettamente le possibilità di efficacia ) e consiste nel riscaldamento di un punto sulla estremità del quinto dito del piede, il punto chiamato Vescica 67, situato vicino all’angolo esterno dell’unghia” – spiega la dottoressa Mirjam E. K. Mie, ginecologa dell’Ospedale del Mugello, Azienda Toscana Centro – “Come servizio pubblico dell’area fiorentina proponiamo la correzione della presentazione podalica del feto con la tecnica della moxibustione, oltre che con il rivolgimento per manovre esterne.  Sono necessarie minimo sei sedute di moxibustione di 20 minuti.  Attualmente insegniamo alle donne il trattamento per effettuarlo a casa 1 volta al giorno per circa 2 settimane, ma l’Azienda è impegnata per mettere in atto una procedura per effettuare i trattamenti da parte delle ostetriche in Ospedale ”.

La moxibustione è una tecnica che prevede l’utilizzo di una sorta di sigaro realizzato con foglie di artemisia che bruciando produce calore e viene avvicinato al punto del corpo da trattare.
Se non l’hai sperimentata non hai da temere: è indolore, anzi il più delle volte il calore avvicinato ai punti strategici per il riequilibrio del corpo è molto piacevole.
Purtroppo non in tutte le città è possibile ricorrere alle tecniche della Medicina Tradizionale Cinese attraverso il sistema sanitario, ma puoi comunque cercare un bravo medico agopuntore a cui affidarti privatamente, l’agopuntura tra l’altro permette di curare molti disturbi della gravidanza ed è molto utile anche durante il post partum. “L’agopuntore considera il sintomo come il testimone di un impedimento alla libera circolazione delle energie – precisa la dottoressa Mie – e prova a decifrarlo attraverso un’anamnesi generale che prevede poi la scelta delle tecniche più appropriate per giungere al riequilibrio. I punti chiave infatti possono essere trattati per disperdere o stimolare l’energia in eccesso o in difetto con la tecnica della moxibustione, con aghi o con la semplice pressione delle dita”.

Tranquilla. Non devi impressionarti al sentir parlare di aghi: quelli utilizzati per l’agopuntura sono sottilissimi e non provocano dolore. Garantisco per esperienza personale, il pizzico è impercettibile e gli effetti salutari evidenti.
In modo dolce con queste tecniche puoi risolvere piccoli e grandi fastidi di questo momento così delicato della tua vita e, qualora ce ne fosse bisogno, puoi far arrivare al tuo piccolo l’impulso a girarsi …per venire al mondo “con la testa a posto”.  

Vale la pena di tentare.

venerdì 13 gennaio 2017

Zuppa di miso per favorire la digestione

Nella tradizione alimentare giapponese la zuppa di miso è una componente importante, considerata quasi un medicamento. Oltre a favorire la digestione e l’assimilazione del cibo, è ritenuta un eccellente alcalinizzante in grado di migliorare la resistenza alle malattie.
Io la preparo seguendo le indicazioni di Naboru Muramoto, seguace del famoso medico orientale Ohsawa. Le combinazioni di verdure e alghe cambiano in base alle stagioni, in questo periodo si può optare, ad esempio, per questa ricetta:

Ingredienti per 4 persone
10 cm di alga wakame (ricca di calcio, i suoi composti attivi rafforzano fegato e sistema nervoso)
1 carota
mezza cipolla
3 ravanelli
1 foglia di cavolo
3 cucchiai di miso di riso o di soia
1 cucchiaio di olio di girasole (o di sesamo)
6 tazze di acqua bollente

Preparazione
Lavare l’alga e lasciarla in ammollo per dieci minuti, intanto pulire le verdure e tagliarle a fettine sottili.
Saltare la cipolla nell’olio e dopo 5-10 minuti aggiungere l’alga tagliata a pezzettini. Lasciar cuocere altri cinque minuti e aggiungere tutte le altre verdure, girare, addizionare l’acqua e coprire lasciando cuocere a fuoco medio-basso per 30 minuti.
Passato questo tempo, togliere un mestolo di questo brodo vegetale e sciogliervi il miso aggiungendolo poi alla zuppa. Far sobbollire a fiamma molto bassa per 1-2 minuti ancora (non di più altrimenti tutti gli enzimi verrebbero distrutti) e spengere il fuoco.
Mescolare bene e servire cospargendo la ciotola con un poco di prezzemolo fresco tritato.

Se vieni da un’alimentazione ricca di grassi, zuccheri semplici e additivi hai molti buoni motivi perché il miso diventi una sana abitudine quotidiana. Dovrai invece limitarlo a due, massimo tre volte a settimana, se sei intollerante ai lieviti e alle sostanze fermentate.
Come alternativa alle zuppe – che sono più indicate per le giornate fredde e umide dell’autunno e dell’inverno – puoi utilizzare il miso mischiato con crema di sesamo o di mandorle per creare un condimento per le verdure.
Sceglilo bene perché ne esistono tre tipi:
1.      Il miso di riso, preferibile d’inverno perché più salato e concentrato.
2.      Il miso di soia, chiamato hacho miso, è invecchiato per tre anni, contiene un minore quantitativo di sale ma è più ricco di proteine, è molto rinforzante e non si può assumere tutti i giorni. È adatto ai periodi di stanchezza o convalescenza e alla stagione invernale.

3.      Il miso d’orzo, di sapore dolce, è più leggero e preferibile d’estate (è adatto comunque a tutte le stagioni ma non va bene per chi è intollerante al glutine).

mercoledì 11 gennaio 2017

Radon, il nemico invisibile

Il radon è un gas inodore e incolore molto pericoloso per la salute perché aumenta il rischio di contrarre tumore polmonare. È prodotto dai graniti, dai suoli vulcanici e dalle argille, è radioattivo, estremamente volatile e penetra negli edifici prevalentemente attraverso le fessure dei pavimenti, le giunzioni pavimento-parete e i passaggi degli impianti termici, idraulici, delle utenze elettriche e del gas. Chiaramente  più esposti sono i luoghi interrati e seminterrati e i pianterreni, ambienti chiusi dove c’è scarsa ventilazione: garage, cantine, taverne. Ma non solo. Banche, ristoranti, palestre, centri benessere, asili e nidi non sono immuni dal pericolo radon poiché il più delle volte i locali adibiti a questo uso si trovano prevalentemente al pianterreno. Questo gas, inoltre, non è immobile e così in un’abitazione dal basso tende a diffondersi in ogni stanza perché le correnti di aria calda  (che più leggera tende a salire verso l’alto) ne favoriscono la distribuzione attraverso le aperture dei piani.

Come capire se nella nostra casa c’è radon?
Si utilizza un dosimetro, un piccolo dispositivo che viene posizionato nell’ambiente che si vuole misurare
Siccome la concentrazione di radon è molto fluttuante, la misura deve essere protratta per un tempo lungo (circa un anno) per ottenere un valore preciso della concentrazione media. Il costo si aggira intorno ad alcune decine di euro.
L’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) mette a disposizione un servizio di misure presso il quale rivolgersi per richiedere una misurazione della concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro. Per maggiori informazioni sulle modalità di misura e sulle tariffe rivolgersi al Servizio di misure radon ISPRA.

Che fare in caso siano riscontrate elevate concentrazioni di radon?
È necessario applicare dei sistemi che ne riducano la concentrazione il più possibile.
I costi della bonifica dipendono dal tipo di intervento e possono andare da alcune centinaia di euro fino a 2-3.000 euro, e da qualche decina a qualche centinaia di euro l’anno per i costi di esercizio.
Se state per costruire una nuova casa valutate sempre l’opportunità di applicare criteri anti-radon. In questo caso, agendo in fase di progettazione e costruzione, i costi saranno notevolmente ridotti.


Vivere, lavorare o studiare in ambienti con elevate concentrazioni di radon è gravemente dannoso. Conoscere le concentrazioni, e fare i relativi interventi per minimizzare il rischio è quel che possiamo (e dobbiamo) fare per difendere noi e  i nostri figli.



lunedì 9 gennaio 2017

Nutrirsi con saggezza al ritmo della natura

Mangiare bene significa anche allinearsi con i ritmi della natura. Una dieta equilibrata accompagna i passaggi da una stagione all'altra: frutta e verdure prevalentemente crude e alimenti rinfrescanti nelle giornate calde e pasti caldi come zuppe, stufati e minestre nei mesi freddi.

Armonizzando il cibo con l’ambiente che ci circonda possiamo sviluppare la nostra capacità di reazione a tutto ciò che è in movimento intorno a noi. Ce lo insegna l’antica saggezza orientale che, classificando gli alimenti in yin (raffredanti e espansivi) e yang (riscaldanti e contraenti) è arrivata a elaborare regole di stile di vita confermate oggi dalla più avanzata ricerca scientifica.
Una di queste regole, forse la più importante, è quella "del dentro e del fuori”. In base a questo principio i cibi hanno un’energia centripeta (che si concentra verso l’interno) e un’energia centrifuga (che si espande verso l’esterno, che porta fuori). Saper alternare la forza che entra e la forza che esce in base alle differenti necessità, e quindi saper usare il cibo come medicina, è fondamentale ed è proprio questa conoscenza che rende la Macrobiotica un’arte speciale.

Dobbiamo essere coscienti che l’equilibrio sta nel mezzo e si trova nella moderazione in tutte le cose.
Troppi alimenti “centrifughi” (ad esempio alcol, dolci, frutta e verdura) portano fuori tutto, anche i nostri elementi vitali e così ci sentiamo deboli, deconcentrati, stanchi, magari in preda a paure ed incubi.
Troppi alimenti “centripeti” (ad esempio sale, prodotti animali) al contrario rendono chiusi e collerici.
In ambedue i casi occorre ridurre o eliminare il troppo che ha causato questa situazione e compensare con cibi opposti nelle dovute percentuali.
Secondo il dottor George Ohsawa, padre della macrobiotica, le persone che stanno bene e che vogliono mantenersi in tale stato prevendendo le malattie, possono mangiare ogni sorta di cibo sano nella corretta proporzione.
Se cominciano ad esserci disturbi, sarà necessario ridurre i prodotti animali. Più grave è la malattia, più stretta dovrà essere la dieta con l’osservanza scrupolosa di determinate proporzioni degli alimenti che si fanno direttamente nel piatto, nella percentuale in volume, non in peso (Ohsawa propone 10 diete diverse e dovrà essere scelta quella più adatta alla costituzione e allo stato di salute).

Sii dunque consapevole e ricorda:
·    la natura è perfetta e ci fornisce il nutrimento più adatto in completo equilibrio con le stagioni e il luogo in cui viviamo. Trovare tutto l’anno al supermercato frutta e verdura spedite da tutto il mondo (e dunque fuori stagione) ci allontana dal mangiare in base al nostro ambiente  al nostro territorio. La conseguenza è che perdiamo la capacità di adattarci e siamo più esposti alle malattie.

·        il cibo può essere usato come medicina.  Il corpo è un sistema che si rafforza o si indebolisce a seconda del “combustibile” che usa. È necessario saper scegliere i cibi secondo le esigenze della nostra costituzione e della nostra salute, saperli combinare e assumerli nella giusta quantità.

venerdì 6 gennaio 2017

8 buoni propositi per stare bene nel nuovo anno

Finite le feste arriva il momento dei buoni propositi per l’anno appena cominciato. Abbiamo bisogno di riconnetterci con le potenzialità che sono dentro di noi per procedere sul nostro cammino pieni di rinnovata speranza e motivazione.

Non occorre stravolgere la nostra vita, apportando poche modifiche alle nostre abitudini possiamo davvero ottenere grandi risultati in termini di energie e benessere. Ci vuole costanza però, e pazienza. Non si risolve infatti in pochi giorni quel che abbiamo creato in mesi, a volte anni, di stile di vita poco salutare.
Ecco alcuni semplici (ma fondamentali) passi che puoi compiere OGNI GIORNO per stare bene:

1.      Sii responsabile delle tue scelte alimentari: leggi le etichette, parla con persone competenti, informati sul valore di una nutrizione sana

2.      Mastica a lungo prima di ingoiare il boccone. È un’azione apparentemente banale ma è di primaria importanza per migliorare la digestione e, a cascata, tutte le altre funzioni del nostro organismo.

3.      Bevi. L’acqua è la fonte della vita. A volte quando siamo disidratati siamo irritabili oppure pensiamo di avere fame, mentre invece ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento è solo un bel bicchiere d’acqua.

4.      Muoviti. Il nostro corpo è stato progettato per correre, camminare, danzare, saltare, giocare. Consenti all’energia che hai dentro di esprimersi. Un po’ di attività fisica quotidiana ci tiene fisicamente in forma ma aiuta anche ad essere mentalmente vigili ed emotivamente sereni.

5.      Rilassati. Possiamo vivere una vita sana solo se equilibriamo il lavoro e l’esercizio fisico con i momenti di relax e riposo

6.      Nutri lo spirito. Il nutrimento non è solo quello che entra dalla bocca. Anche le relazioni con gli altri e la cura della vita spirituale fanno crescere e danno sostegno all’esistenza. Anzi spesso può succedere che si è infelici proprio perché viene a mancare “questo cibo primario per lo spirito” e si finisce per cercare conforto nel cibo materiale (mangiando troppo e male).

7.      Immergiti nella natura. Se vivi in città e non hai vicino a casa o al posto di lavoro un parco o un giardino, cerca almeno di arricchire la tua abitazione con piante che purificano l’aria. Ci sono varie specie (ad esempio il philodendron o lo spathiphyllum) che contribuiscono a ridurre gli effetti dell’inquinamento del microclima eliminando le sostanze tossiche che si accumulano nell’ambiente in cui viviamo.

8.      Ascolta musica. La musica è un’energia con una sua frequenza e lunghezza d’onda che agisce sul nostro corpo e su tutto il nostro essere. Melodie diverse stimolano e risvegliano in noi aspetti diversi, umori diversi. Usata con consapevolezza la musica può essere un’alleata potente per la nostra salute. 

Ricorda che cambiare il proprio stile di vita richiede impegno e determinazione. Può esserti di aiuto stampare questo post e attaccarlo su una bacheca o al frigo per averlo sempre sott’occhio.

Sii paziente se all’inizio troverai qualche difficoltà, c’è bisogno di tempo per fare proprie nuove abitudini. Ma il disagio passerà presto e, appena comincerai a sentirti meglio, capirai che ne sarà valsa la pena!

mercoledì 4 gennaio 2017

Bambini: 5 consigli per combattere la carie

Troppi dolci spengono il sorriso dei piccoli. Gli ultimi dati nazionali mostrano una percentuale di carie in età pediatrica del 21% a 4 anni e del 43% a 12 anni.  La causa principale è il consumo sempre più frequente di cibi e bevande contenenti zucchero.
Anche la scarsa igiene orale è un fattore negativo da considerare. Nei bambini questa cattiva abitudine nel tempo può anche generare problematiche più complesse come ad esempio infezioni del cavo orale.

È fondamentale che gli adulti svolgano un ruolo attivo nel trasmettere ai minori le corrette abitudini per la salute di denti e bocca. Non solo dobbiamo scegliere con cura cibi e bevande per i nostri cuccioli, ma anche insegnare loro, magari attraverso il gioco, le giuste regole per una corretta igiene.

Ecco cinque consigli per mantenere i denti sani, anche quelli da latte:

1)      Curare l’igiene orale fin dai primi anni. Usare uno spazzolino piccolo con setole molto morbide ed effettuare i giusti movimenti nella bocca (dal basso verso l’alto per i denti di sotto, dall’alto verso il basso per i denti di sopra). Spazzolare anche la lingua verso l’esterno.

2)      Scegliere dentifrici studiati appositamente per i bambini.

3)      Non gratificare d’abitudine i bimbi con i dolci.

4)      Sostituire le merendine e i dolciumi confezionati con altri snack più salutari come muesli, frutta fresca, secca, cotta oppure con  dolci fatti in casa (sostituire lo zucchero raffinato con malto o sciroppo d’acero).

5)      Abituare i bambini a lavare sempre i denti dopo aver mangiato cose dolci (quindi tendenzialmente sempre dopo colazione) e tutte le sere prima di andare a letto. Due volte al giorno è il minimo.

È bene fare in modo che anche scuole e luoghi di aggregazione per minori diventino aree 'senza zuccheri aggiunti'. Ci sarebbe più salute orale e, nel tempo, un risparmio sia per le famiglie che per le aziende sanitarie.


lunedì 2 gennaio 2017

Botti di fine anno, effetti collaterali su ambiente e animali

Anche quest’anno petardi e fuochi d’artificio l’hanno fatta da padrone nella notte di San Silvestro. Molti non sanno, però, che la quantità di veleni diffusi nell’aria dalle esplosioni è nociva, con valori non proprio trascurabili di stronzio, bario, magnesio, alluminio, zolfo, titanio, manganese, rame, cromo e piombo. Come segnalato dal WWF, alcuni studi provano come la notte di capodanno si registra un inquinamento dell’aria, con particolare riferimento alle polveri sottili, superiore a quello dell’attività di un anno di numerosi inceneritori. Il danno è amplificato proprio dalla simultaneità dell’evento poiché nell’intero territorio si verificano in contemporanea moltissime esplosioni pirotecniche.

Non solo danni all’ambiente ma anche agli animali. Sempre il WWF ha fatto presente che ogni anno in Italia almeno 5.000 animali muoiono a causa dello stress indotto dai botti di fine anno. Di questi circa l’80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli, che spaventati perdono il senso dell’orientamento ed effettuano una fuga istintiva colpendo ostacoli a causa della scarsa visibilità. Altri per la paura abbandonano il loro “dormitorio” (alberi, siepi e tetti delle case), vagano al buio anche per chilometri e, non trovando altro rifugio, muoiono per il freddo anche a causa dell’improvviso dispendio energetico a cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia.
Anche gli animali domestici, gatti e soprattutto cani, non sopportano il forte rumore dei botti e spesso, terrorizzati, fuggono per strada finendo vittime del traffico.

Perché non trovare un modo diverso di festeggiare l’inizio dei prossimi anni?
Magari, come suggerisce lo stesso WWF, facendo volare in cielo lanterne variopinte e luccicanti.
La lanterna volante, secondo la tradizione orientale, ha il compito di portare i desideri dalla terra al cielo in modo che poi qualcuno lassù possa farli avverare.

Un insieme di lanterne volanti ha il potere di illuminare la notte in modo molto suggestivo. Uno spettacolo bello quanto un fuoco d’artificio. Forse di più.