mercoledì 30 novembre 2016

Gli antibiotici naturali. Alternative dolci per combattere le infezioni

Nella stagione autunnale, complici anche i frequenti sbalzi di temperatura, i malanni sono in agguato. L’igiene, una sana alimentazione e un attenzione allo stile di vita fortificano il sistema immunitario e lo aiutano ad essere al massimo della reattività (vedi i post Strategie anti-influenza, Le 10 regole della longevità, Tre modi per rafforzare le tue difese e  I 5 pilastri della sana alimentazione).
Se però il nostro organismo non è in equilibrio è più facile ammalarsi.  Che fare al primo segno di infezione virale o batterica?
L’uso troppo frequente degli antibiotici ha fatto aumentare la resistenza antimicrobica. Meglio ricorrere a rimedi curativi naturali, meno aggressivi, ma in grado comunque di accelerare la guarigione.
Con una raccomandazione: l’automedicazione è ammessa solo per disturbi di lieve entità e per periodi brevi e mai, comunque, se è in corso una gravidanza o si sta allattando.

Ecco cinque aiuti verdi:

Uncaria. Per le infezioni delle vie respiratorie
È un grosso arbusto rampicante delle foreste del Nord-ovest dell’Amazzonia. I “curanderos” peruviani la usano per curare ferite profonde, ulcerazioni e dolori osteoarticolari e anche la medicina occidentale riconosce a questa pianta una spiccata attività antinfiammatoria e antireumatica.  Nella stagione fredda si può ricorrere all’Uncaria per la sua forte azione immunostimolante che la rende adatta a prevenire e combattere malattie infettive, specialmente quelle a carico dell’apparato respiratorio.
È disponibile in compresse e in forma liquida ma si trova anche in comodi sacchetti filtro che si possono portare sempre dietro: una tazza di tisana al giorno è sufficiente per rinforzare il sistema immunitario, due per curarsi se è già in corso un’infezione.
Si trova abbinata all’echinacea o alla rosa canina in molti preparati che si rivelano utilissimi per la prevenzione dei disturbi di naso e gola. Una corretta terapia preventiva deve però iniziare già a fine estate/inizio settembre in modo da consentire una adeguata preparazione del sistema immunitario. Si fa un ciclo di 30 giorni seguito da 15 giorni di pausa e poi altri due cicli di 15 giorni di cura intervallati da 15 giorni di sospensione.
Unita alla propoli, invece, l’uncaria è in grado di risolvere in breve tempo il decorso della tracheite (anche in questo caso si possono reperire facilmente sia in farmacia che in erboristeria dei preparati sinergici).

Idraste. Per le infezioni dell’apparato genitale
È una pianta erbacea perenne diffusa nei boschi montani del Nordamerica. Usata dagli indiani d’America e dai primi coloni, la radice di idraste continua tuttora ad essere molto utilizzata in molti villaggi del Canada come rimedio naturale per calmare le infiammazioni delle mucose, fermare le emorragie uterine, alleviare i dolori mestruali e risolvere vaginiti e tutta una serie di infezioni dell’apparato urogenitale. In realtà l’assunzione deve avvenire necessariamente sotto controllo medico  perché la pianta può essere irritante per la mucosa uterina e altamente tossica se dosata male o assunta per un periodo troppo lungo. È sconsigliata, inoltre, agli ipertesi, a chi soffre di patologie cardiocircolatorie e se è in corso una gravidanza.
Per vaginiti, leucorrea e altre infezioni dell’apparato genitale (infezioni batteriche, candida e per facilitare la guarigione di piccole ulcerazioni genitali) si possono fare degli impacchi tiepidi e dei lavaggi. Si prepara un infuso con un cucchiaio di rizoma triturato per ogni tazza d’acqua, si lascia riposare fino a che la bevanda è diventata tiepida e si procede.
Al contempo è bene assumere dei probiotici per riequilibrare l’intestino strettamente collegato alla salute intima.

Mirtillo. Per le infezioni del tratto urinario
Il mirtillo di palude, conosciuto anche col nome di Mirtillo Americano o Cramberry, è un piccolo arbusto di origine nordamericana, coltivato negli USA a  scopo alimentare oltre che per le sue proprietà salutari. È stato dimostrato che il succo dei frutti di questa pianta è molto efficace contro le cistiti accompagnate da alterazioni della flora batterica intestinale.
Con una controindicazione: data la concentrazione abbastanza significativa di ossalati, il suo uso deve essere limitato nei casi di  nefrolitiasi (tendenza alla formazione di calcoli renali, spesso costituiti proprio da ossalati).
Alcuni suggerimenti per combattere la cistite:
  • evitare pantaloni troppo stretti o biancheria intima di materiale sintetico (evitano la normale traspirazione e facilitano la proliferazione degli stafilococchi cutanei)
  • utilizzare detergenti neutri e movimenti corretti per l’igiene intima (dalla vagina all’ano e mai il contrario)
  • limitare l’uso eccessivo di lavande interne vaginali (abbassano l’acidità naturale agevolando la strada ad eventuali batteri)
  • non usare assorbenti interni.


Olio di tea tree. Per le infezioni della pelle
Ricavato dalle foglie di una pianta australiana, viene usato da sempre dagli aborigeni per la cura di ferite e infezioni.
Ha un odore molto forte che lo rende inconfondibile ed è ritenuto il rimedio più adatto per tutte le infezioni batteriche o fungine della cute e delle mucose.
Utile in caso di ascessi, herpes, verruche, calli, tagli, ferite, foruncoli e graffi di animali infetti. Inoltre ha una spiccata azione antimicotica e antiparassitaria che agisce anche contro la micosi delle unghie, il piede d’atleta e i parassiti degli animali. Dunque un rimedio che non dovrebbe mai mancare nell’armadietto del pronto soccorso. Un ottimo disinfettante che elimina efficacemente anche afte, forfora  e che si rivela un toccasana contro le punture d’insetto.
Si trova in creme, pomate e lozioni adeguatamente preparate onde evitare reazioni di intolleranza di pelle e mucose. Si può anche comprare puro, ma se non diluito opportunamente in olio vegetale può dare luogo a possibili irritazioni cutanee.

Pompelmo. Per le infezioni della bocca (e non solo)
Le grandi proprietà del pompelmo furono scoperte nel 1979 dal Dr. Jacob Harich, il medico si rese conto che l’estratto ottenuto dai semi contusi mostrava una rapida e potente efficacia contro varie infezioni della bocca e dell’orecchio e negli anni successivi ha iniziato a curare con successo anche molti altri disturbi.
Di recente l’estratto è stato ulteriormente studiato in USA, Austria, Francia e Messico ed è stato sottoposto a vari test approvati da numerose istituzioni ufficiali. Risulta attivo contro batteri, lieviti, muffe, parassiti e virus. Le applicazioni più frequenti riguardano le infezioni della bocca ma le ultime sperimentazioni hanno dimostrato che si rivela efficace anche contro molti disturbi della pelle, dell’apparato genitale, gastrointestinale e respiratorio.
Per le infezioni della bocca (ascessi, stomatiti, gengiviti o afte) si può ricorrere a sciacqui disinfettanti. Si mettono 5 gocce di estratto in un bicchiere d’acqua e si utilizza tre volte al giorno. Per il mal di gola, invece, si diluiscono 10 gocce in un bicchiere d’acqua tiepida e si effettuano dei gargarismi più volte al giorno, anche 5/6 volte al dì. Invece, sciogliendo 10 gocce di estratto in mezzo bicchiere d’acqua, si ottiene un buon collutorio da usare in caso di sanguinamento delle gengive o dopo un intervento chirurgico alla bocca.

L’estratto di pompelmo può tornare molto utile anche in caso di herpes labiale. Si deve usare una parte di estratto diluito in 9 parti di acqua (1 goccia di estratto per 9 gocce d’acqua). Applicare direttamente sulla parte ma attenzione a non mettere mai a contatto il cotone usato con la soluzione: in questo modo si potrà conservare in frigo per qualche giorno.

lunedì 28 novembre 2016

Polenta taragna con verza e cannellini

Questo fine settimana ho sperimentato una nuova ricetta. È facile da fare e molto appetitosa.
La verza e i fagioli cannellini sono gli ingredienti che rendono speciale questo piatto.
La verza si trova con facilità in questa stagione, si riconosce tra i cavoli per le grosse nervature prominenti e il colore verde intenso. È ricca in vitamine, polifenoli, fitoestrogeni e sulforano, un potente antitumorale.
I fagioli cannellini forniscono carboidrati complessi e fibre idrosolubili che fanno innalzare molto lentamente la glicemia e contengono una buona quantità di proteine e ferro.
Vi consiglio di prepararli il giorno prima in modo da averli già pronti per questa ricetta. Se volete che la buccia rimanga morbida dovete cuocerli a fuoco bassissimo insieme a salvia e alloro.

Ingredienti per 4 persone

200 gr di polenta taragna (io ho usato quella a cottura istantanea in 5 minuti)
500 gr di cavolo verza
250 gr di fagioli cannellini già cotti
1 costa di sedano
1 carota
1 cipolla di tropea
1 spicchio d’aglio
olio extravergine di oliva
sale, curcuma e pepe


Preparazione

Si lava il cavolo verza e si affetta a quadretti, quindi si mette in una padella ampia antiaderente a stufare con un bicchiere di acqua. Si lascia sul fuoco finché l’acqua non evapora quasi del tutto.

Nel frattempo si fanno a piccoli pezzettini la carota, il sedano, la cipolla e l’aglio (togliendo l’anima interna per renderlo meglio digeribile) e si mettono a rosolare in una casseruola con 4 cucchiai di olio aggiungendo pochissima acqua in modo da non fare friggere la verdura. Si lascia cuocere a fuoco basso per almeno 10 minuti. La verdura deve risultare cotta ma rimanere abbastanza croccante.

A questo punto si aggiungono il cavolo verza, i fagioli scolati, il sale, mezzo cucchiaino di curcuma e una spolverata di pepe lasciando insaporire il tutto ancora sul fuoco per pochi minuti.

Intanto si porta a ebollizione un litro di acqua non salata in cui si versa a pioggia la polenta taragna mescolando continuamente fino a che non è cotta. Quella istantanea biologica che uso io è pronta in cinque minuti.

Si unisce la polenta al condimento di verdure, si aggiusta di sale se necessario, e si completa con un filo d’olio.


Bon appétit! Se volete potete far seguire un secondo a base di carne bianca e verdure crude in insalata. Completerà molto bene questa polenta saporita ma leggera.

sabato 26 novembre 2016

Erbe in gravidanza e allattamento

Disturbi digestivi, urinari e intestinali. Stanchezza, depressione e problematiche correlate al particolare periodo che stanno vivendo. In gravidanza e allattamento le donne preferiscono ricorrere ai rimedi verdi.
Ma se i farmaci di sintesi possono risultare tossici in questa fase delicata della vita femminile, non c’è da usare con superficialità e assoluta fiducia neppure i fitoterapici perché anche alcune erbe possono risultare pericolose sia per la donna che per il bambino.

Studi sistematici ed esaustivi sulla sicurezza dell’uso di piante medicinali ed integratori in gravidanza e allattamento purtroppo non ce ne sono, ma alcuni dati già esistono e arrivano dal Centro di Medicina Integrativa dell’Azienda Ospedialiero-Universitaria Careggi di Firenze.

Ecco una sintesi con le piante ad uso più comune. Le prime sei sono state valutate positivamente, le successive sono sconsigliate:

ALTEA
Usata tradizionalmente per gastrite e  reflusso gastroesofageo. È considerata sicura.

CAMOMILLA
Adoperata per disturbi gastrointestinali. Considerata sicura.

ECHINACEA
Utilizzata per ridurre la durata del raffreddore e le infezioni respiratorie. Considerata efficace e sicura.

LAMPONE ROSSO
Usato per la preparazione al parto in medicina naturale. Considerato sicuro.

SILIMARINA
Impiegata come epatoprotettore (a protezione delle normali funzioni del fegato) e galattagogo (per stimolare  e accrescere la secrezione lattea). Considerata sicura ed efficace.

ZENZERO
Utilizzato contro nausea  e vomito e per favorire la secrezione lattea. Considerato efficace e sicuro.

AGNOCAUSTO
Usato tradizionalmente come galattagogo. È controindicato in allattamento per le proprietà fitoestrogeniche e progestiniche.

GINSENG
Adoperato in genere per stati di affaticamento psico-fisico. Da evitare in gravidanza per possibile interferenza con l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ed effetti teratogeni (sviluppo di anomalie nel feto).

GINKO
Spesso utilizzato come antiaging. Sembra che aumenti il tempo di sanguinamento durante e  dopo il parto.

FINOCCHIO
Tradizionalmente impiegato come galattagogo e per gonfiore e coliche addominali. Le autorità sanitarie ne sconsigliano comunque l’uso in gravidanza e  allattamento per la presenza di estragolo.

GALEGA
Conosciuta per la sua capacità di aumentare la secrezione lattea. Ha un’attività ipoglicemizzante che potrebbe interferire sul metabolismo glucidico del lattante. Esistono inoltre dei dati sulla tossicità nell’animale.

IPERICO
Benefico per le sindromi depressive ma sconsigliato in gravidanza perché riduce il peso del nascituro, stimola la contrazione uterina e interagisce con eventuali farmaci.

TEA TREE OIL
Viene in genere consigliato per le infezioni vaginali ma in gravidanza e allattamento è da evitare perché potrebbe provocare irritazioni.

UVA URSINA
Tradizionalmente usata per cistiti e uretriti. Sconsigliata in gravidanza e allattamento per possibili fenomeni di vasocostrizione.

MIRTILLO ROSSO
Considerato utile per la prevenzione delle infezioni ricorrenti del tratto urinario. Meglio evitare in gravidanza poiché contiene acido ossalico che potrebbe provocare reazioni avverse in donne predisposte a calcoli renali.

LIQUIRIZIA
Si usa per gastrite e mal di gola ma l’abuso del suo estratto è stato collegato a nascite pretermine oltre che a ipertensione. Va usata solo se indispensabile e per brevi periodi.

LASSATIVI ANTRACHINONICI (Senna, Frangola, Cascara…)
Sono utilizzati per la stipsi. Meglio evitare e cercare di risolvere il problema sforzandosi di cambiare le proprie abitudini alimentari e di stile di vita (più proteine vegetali e meno animali, cereali integrali al posto di quelli raffinati, verdure crude e cotte, frutta fresca, giusta idratazione e passeggiate di almeno mezz’ora ogni giorno).

vai al sito valentinabennati.it

giovedì 24 novembre 2016

Stop alla sinusite

La sinusite è uno dei mali tipici della stagione fredda dovuto a un’infiammazione acuta o cronica delle mucose che rivestono le cavità presenti nelle ossa del viso chiamate seni paranasali. La mucosa si gonfia e l’eccessiva quantità di muco prodotto non riesce ad essere espulsa. Ecco che si avverte come un peso alla testa con dolore e congestione.
Che fare per prevenire questo fastidioso problema ed evitare riacutizzazioni in caso di forme croniche?

La Naturopatia può aiutare. Ecco alcuni suggerimenti:

ALIMENTAZIONE
Nella visione della medicina tradizionale cinese la sinusite è un accumulo di umidità e catarri di conseguenza è necessario evitare i cibi che producono umidità: gelati, latticini, farina bianca e un eccesso di frutta e verdura cruda (meglio utilizzare i cereali integrali e la verdura scottata o saltata in padella). Lo zenzero aggiunto alle verdure e alle zuppe contribuisce a liberare le vie aeree, mentre lo zinco contenuto nei semi di zucca, girasole e sesamo sostiene il sistema immunitario.
Il reishi è un fungo medicinale orientale che rafforza le difese molto utile in caso di sinusite, si assume in capsule, come integratore, ma accertarsi che provenga da coltivazioni biologiche (non è adatto a chi è allergico ai funghi, a chi ha subito recentemente un trapianto d’organo e a chi fa uso di farmaci anticoagulanti e antipiastrinici).

FITOTERAPIA
Un linfodrenaggio del viso, magari con l’ausilio di oli essenziali di camomilla, lavanda, limone e arancio amaro, è di grande utilità. Va fatto da persona esperta.
La camomilla, sia come olio essenziale che in taglio tisana, si può usare invece facilmente per fare suffumigi: i vapori facilitano la penetrazione nella mucosa del camazulene (antinfiammatorio) e del bisabololo (spasmolitico) contenuti nella camomilla con immediato beneficio. Anche l’infuso di malva usato per inalazioni di vapore ha un’ottima azione di pulizia dei seni e di fluidificazione delle secrezioni.

ESERCIZIO
Cantare “mmmmm” con la bocca chiusa.
Secondo uno studio condotto presso  il celebre Istituto  Karolinska di Stoccolma da un italiano, Mauro Maniscalco, questo esercizio va fatto 60-120 volte al giorno ed è efficace anche su sinusiti croniche di anni.
Il canticchiare a labbra serrate espirando dal naso aumenta i livelli di NO di 15-20 volte rispetto a quanto si verifica in una esalazione “normale” e sarebbe proprio questo fatto a giovare alla sinusite. Vale la pena di provare, anche perché questo suggerimento non richiede tempo e si può fare tranquillamente mentre si è al computer o si sta camminando.

AGOPRESSIONE
Posizionare il pollice e l’indice della mano sinistra fra le sopracciglia all’altezza del naso e il palmo della mano destra sui muscoli posteriori del collo: premere contemporaneamente per un minuto con le dita e il palmo respirando profondamente.
Potete provare sollievo anche premendo energeticamente alla base del naso o ai lati delle narici.

COMPORTAMENTI CORRETTI
Evitare di fumare e di respirare sostanze irritanti, limitare i contatti con persone raffreddate. Aerare i locali frequentemente mantenendo la giusta temperatura e umidità.

Bere almeno otto bicchieri d’acqua al giorno per mantenere idratate le mucose.

lunedì 21 novembre 2016

Strategie anti-influenza

Ci siamo. La stagione della sindrome influenzale è arrivata. Uno stile di vita sano è più che mai importante per rafforzare le difese immunitarie ed evitare/attenuare i disagi arrecati da raffreddore, mal di gola, tosse e febbre.

Alcuni cibi non dovrebbero mancare sulla nostra tavola in queste settimane:

  • Broccoli e cavolfiori, per il loro contenuto in zolfo, selenio ed altri elementi che sostengono il nostro benessere generale e potenziano il sistema immunitario.

  • Semi di zucca perché ricchi di zinco, minerale particolarmente importante per prevenire influenza e raffreddori.

  • Funghi shiitake e maitake, sono tipici della medicina tradizionale cinese ma ormai si trovano tranquillamente nelle erboristerie e nei negozi di alimentazione naturale, sono noti per  la loro capacità di rafforzare gli organi e il sistema immunitario.

  • Tè verde, contiene catechine capaci di bloccare il passaggio del virus influenzale nelle cellule.

  • Limone, aumenta l’alcalinità del nostro PH così da  aiutare lo sviluppo dei batteri utili anziché di virus e batteri dannosi che proliferano in ambienti più acidi. Usarlo per condire al posto dell’aceto o berlo con acqua spremuto fresco.

Ci sono poi dei comportamenti, tanto banali quanto determinanti, che è bene adottare nel periodo dei malanni stagionali:

  • Bere molta acqua, per idratare le mucose respiratorie e renderle più resistenti all’attacco dei germi.

  • Respirare sempre dal naso e non dalla bocca, mentre l’aria introdotta con la fisiologica respirazione nasale viene riscaldata, umidificata, filtrata da impurità ed in parte anche da microbi e vari elementi tossici,  ciò non avviene invece  con una  respirazione dalla bocca.

  • Lavarsi spesso le mani con acqua e  sapone, farlo almeno ogni volta che si va in bagno, prima di mangiare e quando si rientra a casa da fuori.

  • Dormire la notte, per permettere al corpo di recuperare le energie e al sistema immunitario di lavorare bene.

  • Coltivare se stessi, trovare il modo di dedicarsi un piccolo spazio quotidiano per fare qualcosa che ci faccia stare bene. Se siamo felici, ci ammaleremo meno facilmente.

Se, nonostante tutto, febbre, raffreddore e stanchezza non lasciano scampo, si può sempre ricorrere ad un brodo di pollo bello caldo.
In effetti una ricerca pubblicata qualche anno fa sul British Medical Journal ha ridato lustro a questo rimedio d’altri tempi poiché conterrebbe sostanze in grado di stimolare gli anticorpi e accelerare la guarigione.
Sì, a patto però che il pollo sia cresciuto in modo naturale e sia stato nutrito con mangimi coltivati senza l’utilizzo di pesticidi e concimi chimici.

sabato 19 novembre 2016

Contraccezione ormonale e depressione. Possibili legami.

Ci sarebbe un collegamento tra l’utilizzo di contraccettivi ormonali e disturbi depressivi soprattutto per le adolescenti. Lo sostiene uno studio dell’Università di Copenaghen  che è stato pubblicato a fine settembre sulla rivista JAMA Psychiatry.

L’indagine è stata eseguita mettendo a confronto dati riguardanti prescrizioni e diagnosi mediche provenienti da due registri nazionali danesi: uno che contiene informazioni relative alle ricette dispensate, e l’altro che raccoglie informazioni su pazienti trattati nei reparti psichiatrici.
In questo modo i ricercatori hanno potuto analizzare un elevato numero di donne e adolescenti di età compresa tra 15 e 34 anni, ben 1.061.997, monitorandole per 14 anni.

Dalla ricerca ovviamente sono state escluse le donne a cui era stato precedentemente diagnosticato un disturbo depressivo o che avevano fatto uso di antidepressivi e chi era affetta da altri disturbi psichiatrici importanti. Mentre coloro che, nel corso dell'indagine, sono rimaste incinta, non sono state monitorate per tutta la durata della gravidanza e fino a 6 mesi dopo il parto, a causa del rischio di depressione post-partum.

Quali i risultati dello studio? Incrociando i dati è emerso che l’uso di contraccettivi ormonali è collegato al successivo utilizzo di antidepressivi e ad una prima diagnosi di depressione, soprattutto per quanto riguarda le adolescenti.

Dunque la depressione, nelle giovani donne, potrebbe anche essere un effetto negativo provocato dall’utilizzo di questo metodo di controllo delle nascite. Si potrebbe obbiettare che si tratta di un unico studio e che ne sarebbero necessari altri per avvalorarne le conclusioni.
È vero, si tratta di un unico studio, ma è stato monitorato un numero altissimo di giovani donne e per lungo tempo. Personalmente, per come è stata condotta, questa indagine dell’Università di Copenaghen mi pare attendibile. Come minimo dovrebbe avviare una riflessione su questo possibile legame e le sue conseguenze.

Non si deve dimenticare, inoltre, che spesso le manifestazioni della depressione sono come un messaggio in codice indirizzato a chi ci sta accanto che rivela difficoltà di interazione e comunicazione a livello di ambiente familiare, lavorativo e sociale.

Riuscire a parlare di queste difficoltà è necessario per poter iniziare a risolvere i problemi.

giovedì 17 novembre 2016

Quanto diserbante c’è nella nostra dieta?

Se vi siete persi l’inquietante puntata de Le Iene di martedì 15 novembre 2016 sul glifosato, l’erbicida più usato al mondo, avete modo di recuperarla cliccando qui.

L’inviato del programma è tornato sull’argomento dopo avere dimostrato in una precedente inchiesta quanto questo pesticida sia responsabile di problemi rilevanti per la salute delle persone.

Alcune analisi hanno confermato che il 64% delle acque superficiali di fiumi e laghi è contaminata. Il glifosato è stato trovato anche nelle acque sotterranee che sono la fonte principale di approvvigionamento delle acque potabili e rinvenuto in vari alimenti (biscotti, corn flakes, fette biscottate, pasta di diverse marche italiane molto note) e nel foraggio che mangiano gli animali.


Le tracce sarebbero tutte sotto i limiti ma nel cumulo quotidiano…..

domenica 13 novembre 2016

VIII Congresso Internazionale ARTOI, Nuove frontiere dell’oncologia integrata - giorno 2

Si è concluso stasera a Firenze l’VIII Congresso ARTOI sull’oncologia integrata. È stato estremamente interessante partecipare a questi due giorni che hanno avuto per protagonisti i massimi esperti nazionali e internazionali che da anni operano in questo ambito.

Purtroppo l'incidenza del cancro non è in diminuzione. Anzi, il trend è in salita. Oggi è la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari ed è un problema complesso che va gestito tenendo conto non solo degli aspetti organici, ma anche di quelli psicologici e sociali.
Certo, rispetto al passato ci sono farmaci nuovi, ma presentano ancora dei costi alti in termini di citotossicità e di qualità della vita dei pazienti (oltre ad avere dei costi economici esorbitanti).
Se vogliamo vincere davvero questa battaglia è necessario unire i saperi e non si può prescindere da un approccio globale che rispetti anche l’unicità di ogni persona. 


In alcune città della Toscana, ma anche in altre realtà italiane e in molti centri esteri, questo avviene già, c’è un reale approccio interdisciplinare alla cura e gli oncologi si avvalgono dell’importante contributo offerto da altre conoscenze: medicina tradizionale cinese, omeopatia, omotossicologia, medicina antroposofica, fitoterapia, nutrizione, terapie corpo-mente, musicoterapia e danzaterapia.


La speranza che nasce da questo congresso è che l’integrazione si possa sviluppare sempre di più soprattutto in quei territori che ancora non la concepiscono come possibilità reale all’interno del servizio sanitario.
Per quanto riguarda le esperienze già attive, inoltre, l’auspicio è che diano vita ad un gruppo internazionale che possa scambiarsi le informazioni per aiutare meglio i pazienti. Perché le lodevoli esperienze di oncologia integrata che sono state presentate a Firenze non rimangano isolate ma diventino una possibilità concreta per tutti i malati di qualsiasi parte del mondo.

Una nota politica infine. Le istituzioni devono dare indicazioni concrete, devono riconoscere la serietà di certe terapie affinché siano effettivamente integrate. Le medicine complementari devono entrare nelle università affinché siano sviluppati dei modelli mentali. Se in tanti anni di formazione universitaria, non ci sono materie di studio “naturali” non si potrà mai formare un sapere davvero completo.

sabato 12 novembre 2016

VIII Congresso Internazionale ARTOI, Nuove frontiere dell’oncologia integrata - giorno 1

Sono da poco rientrata dalla prima giornata dell’VIII Congresso Internazionale ARTOI, Nuove frontiere dell’oncologia integrata, un evento internazionale che offre visibilità agli ultimi risultati della ricerca sperimentale e clinica. 
È l’occasione per scambiarsi le conoscenze con l’auspicio che sia davvero possibile disegnare nuove prospettive nei percorsi di cura.

I pazienti non sono somme di organi ma INDIVIDUI che hanno bisogno di CURE PERSONALIZZATE.
Le medicine complementari come la medicina tradizionale cinese,  l’agopuntura, l’omeopatia,  l’omotossicologia, la fitoterapia, la medicina antroposofica possono dare un contributo determinante per migliorare la qualità della vita dei malati.

Le conoscenze si devono unire. Altre figure,  altre competenze,  altri operatori devono entrare in gioco accanto ai medici che applicano trattamenti standard.
Per alleviare sia i sintomi della malattia che gli effetti collaterali dei protocolli antitumorali, per favorire salute e benessere, è necessario infatti unire tutte le risorse disponibili.

La Toscana è Regione virtuosa in questo senso. Nel 2015 la Giunta ha approvato una delibera che definisce le modalità di integrazione nella rete oncologica regionale dei trattamenti di medicina complementare che hanno mostrato di essere sicuri ed efficaci. È una grande opportunità per chi ha la sfortuna di ritrovarsi nella prova di una malattia che fa paura e rende fragili e bisognosi di sostegno.

Questo approccio integrato, che unisce il meglio della medicina ufficiale e di quella complementare, si sta affermando in vari ospedali internazionali ma il processo di integrazione richiede ancora tempo e fatica. Soprattutto richiede apertura di mente.  Solo così si può andare oltre le prese di posizione, verso una concreata collaborazione tra tutte le specifiche figure impegnate nel percorso assistenziale al paziente oncologico.

venerdì 11 novembre 2016

Camera da letto. 10 accorgimenti per favorire un riposo rigenerante

È il luogo più importante della casa, quello in cui ogni notte il nostro organismo può rigenerarsi nella sua totalità psico-fisica. Per questo dobbiamo dedicare particolare attenzione a questo spazio.
Quando dormiamo siamo anche più indifesi, ragione in più per preservare la stanza da letto dai pericoli derivanti da eventuali fonti di inquinamento chimico, acustico, biologico ed elettromagnetico.

Ecco 10 accorgimenti per favorire al massimo un sonno rivitalizzante:

1.      Localizzare la camera da letto nella parte più silenziosa della casa, affacciata su cortili interni o strade meno trafficate.

2.      Scegliere mobili in legno trattato in maniera naturale evitando quelli realizzati con truciolati, colle e lacche sintetiche che liberano nell’aria sostanze volatili tossiche.

3.      Evitare letti in struttura metallica e materassi a molle perché possono amplificare eventuali campi elettromagnetici. Preferire letti con struttura e doghe in legno e materassi in cotone.

4.      Non appoggiare la testata del letto a una parete con quadro elettrico. Se possibile orientare il letto con la testa a Nord, Nord-Est o Est per allineare il corpo con l’asse della terra e sfruttare i benefici del magnetismo terrestre.

5.      Tenere le radiosveglie alla distanza di almeno un metro dal corpo, comunque meglio utilizzare quelle con batterie evitando collegamenti con la presa elettrica.

6.      Eliminare tv, hi-fi, computer e cellulari (se proprio non puoi fare a meno del telefono sul comodino preferisci uno normale al cordless).

7.      Non usare termocoperte. Assolutamente mai dormire quando sono in funzione.

8.      Far installare un disgiuntore elettrico di rete. È un apparecchio che in genere viene montato sul quadro elettrico della zona notte e serve a ridurre/eliminare gli effetti conseguenti alla tensione attiva di rete durante il riposo notturno.

9.      Favorire il ricambio di aria. Di giorno esporre almeno 2-3 volte la stanza all’azione rivitalizzante del sole, aprire 10 minuti la finestra anche di sera prima di andare a letto.

10.  Utilizzare lenzuola in tessuti naturali. Prediligere colori chiari e tenui che favoriscano il rilassamento.



Per ottimizzare il risultato puoi sempre aggiungere una tisana. Camomilla, tiglio, melissa, fiori di arancio … le erbe in grado di propiziare un buon sonno sono varie. Il tuo naturopata di fiducia potrà consigliarti quella più adatta a te.

mercoledì 9 novembre 2016

Lo Stress cancella gli effetti benefici di una sana alimentazione

Lo dice un esperimento USA condotto su un campione di donne.  Lo studio, pubblicato sulla rivista MolecularPsychiatry e condotto presso la Ohio University da un gruppo di ricercatori,  mostra come lo stress sia in grado di annullare gli effetti positivi che il consumo di grassi insaturi dona al nostro organismo.

Nell’esperimento le donne esaminate sono state invitate a consumare due tipi di colazione differente:
una colazione pesante, a base di grassi saturi (i cosiddetti "grassi cattivi"), con salsicce, biscotti e salse varie e una colazione più leggera a base di grassi insaturi (i "grassi buoni"), ricca di semi e olio di girasole.
Una volta terminato il pasto, i ricercatori – ignari su come fossero state suddivise tra i soggetti le due forme di colazione – hanno effettuato un prelievo di sangue  e grazie a questo esame hanno potuto capire chi tra loro avesse ingerito alimenti sani: le donne che avevano consumato grassi insaturi, infatti, presentavano valori nel sangue migliori rispetto a quelle che si erano nutrite con grassi saturi.

Dalle analisi è emerso, però, anche un dato atipico: alcune donne sottoposte a colazione leggera non presentavano valori del sangue diversi dalle altre. In modo particolare, quelle che il giorno precedente avevano vissuto una giornata pesante o stressante. Queste donne mostravano, infatti, valori ematici del tutto identici alle donne sottoposte a colazione a base di grassi saturi.
Così i ricercatori sono giunti alla conclusione che lo stress è in grado di influire negativamente sugli effetti benefici dati da una sana alimentazione.

Lo STRESS è un elemento naturale della vita e come tale è inevitabile. È una reazione di adattamento a vari eventi che ci mettono in difficoltà sia sul piano fisico che mentale-emotivo. È quindi una reazione sana di risposta del nostro organismo. Il problema sorge quando lo stress supera una determinata soglia di intensità e perdura a lungo nel tempo. In questo caso, le nostre riserve di energia andranno pian piano a esaurirsi e la fase positiva di adattamento lascerà il posto ad uno stato di profondo malessere (poi ciascuno di noi avrà una parte del corpo preferenziale in cui manifesterà tale malessere o accumulerà le tensioni).

Che fare?
Dobbiamo, innanzitutto, imparare a riconoscere quando siamo sotto stress.
In secondo luogo dobbiamo imparare a utilizzare in modo cosciente le nostre risorse interne. È molto importante, ad esempio, il modo in cui vediamo le cose: se interpreto un evento come minaccia al mio benessere, ciò mi procurerà stress, ma se lo stesso evento lo vedo in un’altra luce ciò mi permetterà di affrontare meglio la situazione. A volte qualche accadimento rappresenta effettivamente una reale minaccia per me, ma a volte non è così, sono io che lo percepisco come pericolo. È necessario essere sempre consapevoli per cercare di innescare le reazioni più adatte.

La consapevolezza, dunque, è lo strumento più potente che possiamo avere perché crea le condizioni per rispondere in maniera appropriata agli eventi.
Chiedersi sempre:
  • Ciò che mi sta procurando stress è qualcosa di realmente minaccioso per il mio benessere?
  • Come sto affrontando questa situazione? Sto reagendo automaticamente, sempre nello stesso modo? Sto mettendo in atto dei comportamenti inappropriati-distruttivi (mangiare troppo o troppo velocemente, iperattività, iperlavoro, assuefazione a alcol/sigarette/caffeina/farmaci)?
  • Come posso rispondere a questo evento stressante in modo diverso e trasformarlo in una porta che si apra verso una crescita?

Vorrei chiudere questo post citando le parole dell’illustre medico Jon Kabat-Zinn:

“Gli eventi stressanti diventano i venti che soffiano nelle tue vele e ti permettono di navigare nel mare della vita. Come succede con i venti, certamente non riuscirai a seguire sempre la rotta che vuoi. Ma se coltivi la consapevolezza, ti troverai in una posizione più favorevole per utilizzare la situazione creativamente, per volgerla a tuo favore o per proteggerti meglio da essa”.

lunedì 7 novembre 2016

Coppette di castagne e mele golden

Ecco una merenda gustosa che va bene per grandi e piccini. È adatta all’autunno, quando le giornate iniziano a essere fredde. È sufficientemente nutriente, evitate quindi di abbinarci pane, biscotti o ulteriori carboidrati.

Le castagne, ricche di amido, vitamine del gruppo B, magnesio e potassio, danno energia a corpo e mente e possono essere d’aiuto contro la stanchezza del cambio di stagione.
Le mele golden, hanno tutte le sostanze benefiche presenti nelle altre varietà di mele, ma sono preziose per la loro ricchezza in rame, iodio, zinco, manganese e silicio che sono ben assorbiti grazie anche all’elevato contenuto di acido malico di questo frutto. Sono ideali per i bambini che si ammalano spesso e per gli sportivi.

Ingredienti per 4 persone

2 mele golden
300 gr di castagne
1 cucchiaio di uvetta
2 cucchiai di pinoli
1 pizzico di sale

Preparazione

Si lessano per 45 minuti dal bollore le castagne in acqua poco salata. Poi si scolano e si spellano.

Intanto mettere a bagno per mezzora l’uvetta in acqua tiepida. Sbucciare le mele, privarle dei torsoli e tagliarle a cubetti.

Quando l’uvetta è pronta metterla in una casseruola con le mele a dadini con poca acqua  e cuocere a fuoco basso per circa un quarto d’ora girando spesso.

Unire le castagne e frullare appena (va bene anche un frullatore a immersione, fermarsi in tempo perché il tutto sia omogeneo ma non perda consistenza).


Distribuire in quattro coppette e decorare con pinoli.

Buon appetito!

venerdì 4 novembre 2016

Creme e cosmetici in gravidanza. I pericoli dei parabeni.

Una ricerca americana dello scorso anno (non troppo pubblicizzata, ma che a mio parere merita di essere conosciuta) ha trovato parabeni (nello specifico il metilparabene) nel 94%  delle donne gravide prese a campione e nei loro bambini.
Non è una buona notizia poiché queste sostanze chimiche, utilizzate come conservanti in molti shampoo e creme per la pelle, sono alteratori endocrini: vuol dire che interferiscono con la normale funzione ormonale dei corpi umani.
Il rischio per la salute c’è, soprattutto nel momento in cui si fa un utilizzo quotidiano e continuato nel tempo di prodotti che li contengono. Alcuni studi, infatti, collegano i parabeni a tumori al seno, riduzione dello sperma, alterazioni della funzione tiroidea, problemi di comportamento come deficit di attenzione e iperattività.

Purtroppo queste sostanze si trovano in tantissimi prodotti d’igiene personale e i rischi per la salute derivano proprio dagli effetti cumulativi, oltre che continuati nel tempo, dell’esposizione quotidiana. Inoltre, secondo la ricerca americana sopra citata, ciò che deve far preoccupare maggiormente è che questi composti passano la barriera placentare con conseguenti possibili problemi a lungo termine per il feto che le donne incinte hanno in grembo.
Nel 50% dei casi esaminati, ad esempio, i bambini avevano nel sangue una percentuale di metilparabene addirittura più alta rispetto alle loro madri e questo è dovuto al fatto che feti e neonati, avendo i reni ancora immaturi, non hanno un meccanismo efficiente di eliminazione delle tossine.

Quali sono i possibili rischi?
La letteratura scientifica parla di danni e pericoli per il corretto sviluppo del feto e del bambino una volta nato. L’esposizione in utero sarebbe correlata a:

Ma anche le donne possono essere danneggiate dai parabeni, non solo i loro bambini. In passato, infatti, si è parlato più volte di una possibile correlazione con il cancro al seno.

Dal momento che tantissimi cosmetici contengono parabeni, l’industria ha fatto innumerevoli sforzi per convincere l’opinione pubblica della loro innocuità, ma gli studi prodotti dall’associazione industriale del settore, per quanto rassicuranti, non fanno il minimo cenno al rischio dovuto all’accumulo di queste sostanze o alla loro azione sinergica. Le persone, infatti, sono esposte quotidianamente a un cocktail di parabeni, non a uno solo.

Il mio personale consiglio è quello di evitare l’esposizione a questi elementi chimici, soprattutto in un periodo delicato e importante come quello della gravidanza e dell’allattamento.
Meglio scegliere prodotti e cosmetici senza conservanti e utilizzarli in tempi brevi. Oppure che contengano esclusivamente sostanze bionaturali rigorosamente controllate.

Perché il benessere della mamma e del suo piccolo sono strettamente collegati. E un bambino, quando nasce, ha già un passato di nove mesi su cui si basa in massima parte la sua salute futura.

mercoledì 2 novembre 2016

L’amore vince la morte

“Non piangere”, ti dicevo, “E’ vero, me ne andrò prima di te, ma quando non ci sarò più ci sarò ancora, vivrò nella tua memoria con i bei ricordi: vedrai gli alberi, l’orto, il giardino e ti verranno in mente tutti i bei momenti passati insieme. La stessa cosa ti succederà se ti siederai sulla mia poltrona, o quando farai la torta che ti ho insegnato a fare oggi, e mi vedrai davanti a te con il naso sporco di cioccolato…  e sorriderai!”
(Susanna Tamaro)


Coloro che abbiamo perduto sono con noi. Nella nostra mente, nel nostro cuore. Sempre. Perché l’amore per i nostri cari che non sono più fisicamente accanto a noi è un legame spirituale che la morte non può spezzare.

Vi sono momenti, però, in cui vorremmo tanto sentire “quella voce” o “quell’abbraccio” … l’assenza è così dolorosa che si avverte un nodo in gola e ricominciano a sgorgare quelle lacrime che pensavamo di aver superato.
È proprio allora che dobbiamo sforzarci di ricercare una più profonda comunione spirituale con quella persona che ha significato e continua a significare tanto per noi.

La fede, se ce l’abbiamo, può aiutare molto.
Se la visione è diversa,  possiamo comunque attutire un poco la sofferenza onorando con la memoria i nostri cari scomparsi, ricordando con affetto le caratteristiche che li hanno resi davvero speciali e cercando di portare avanti gli insegnamenti che ci hanno dato.
Se abbiamo dei figli, ad esempio, è bello e importante parlare loro dei nonni che non hanno avuto la fortuna di conoscere, raccontare qualche aneddoto della loro vita e in questo modo permettere che si possa creare, nonostante tutto, una relazione amorosa.

Perché l’amore, alla fine, è l’unica cosa che conta.
È per sempre. Non cessa mai.
E supera qualsiasi barriera. Persino la morte.