lunedì 23 aprile 2018

Il paradosso dei dolcificanti ipocalorici

Ideati per le persone in sovrappeso, i dolcificanti ipocalorici in realtà promuovono la produzione di grasso e l’accumulo di zuccheri nelle cellule favorendo la disfunzione metabolica, l’ipertensione e la predisposizione al diabete.
Lo ha evidenziato qualche tempo fa una ricerca americana pubblicata sul Canadian Medical Association Journal. Secondo  gli studiosi i dolcificanti non nutritivi come aspartame, sucralosio e stevioside (quest'ultimo derivato dalla Stevia rebaudiana, una piantina perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae) non solo non servono a perdere peso, ma si associano anche ad un maggior rischio di obesità e cardiopatie. 

Avevo già parlato dei gravi effetti correlati all’utilizzo dell’aspartame, l’edulcorante più utilizzato al mondo, in un precedente post (puoi approfondire cliccando qui).
Questo studio pone l’attenzione anche su altri dolcificanti sintetici che sono dannosi per tutti ma, paradossalmente,  ancor di più per gli individui per i quali sono stati idealmente creati, cioè gli obesi e chi è in sovrappeso,  perché hanno una minore resistenza all’insulina.

Alleluia! Sono anni che ricerche indipendenti e internazionali evidenziano la tossicità di questi prodotti, finalmente adesso se ne comincia a parlare – anche se con una certa prudenza – negli ambienti accademici.
Oltre allo studio che ho appena citato, infatti, già un’altra ricerca  (pubblicata in passato su Cell Metabolism) aveva dimostrato come i dolcificanti artificiali spingano a mangiare di più. In pratica con i dolcificanti il cervello viene ingannato dalla dolcezza che sente, ma non trova contenuto energetico, ‘chiedendo’ come conseguenza di assumere ancora cibo.

Spero bene che le evidenze scientifiche aumentino in breve tempo perché i dolcificanti artificiali sono stra-venduti (con grande soddisfazione delle industrie che li producono) ma non sono affatto quella salutare alternativa allo zucchero che molti immaginano.


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