Ascoltare la musica di Mozart e Strauss fa bene alla salute e permette l’abbassamento della pressione e la diminuzione della frequenza cardiaca. Lo sostiene uno studio tedesco, condotto qualche mese fa dall’Università della Ruhr a Bochum e pubblicato su una delle più importanti riviste del settore, Deutsches Ärzteblatt International.
In
precedenza altri ricercatori dell’Università di Oxford erano arrivati alla
stessa conclusione spiegando che determinati adagi delle sinfonie di Mozart
portano a una diminuzione del livello della pressione arteriosa perché in grado
di rilassare il muscolo cardiaco e di rallentarne il ritmo.
Quindi
la musica sarebbe un toccasana per il cuore e andrebbe a proteggere il
sistema cardiovascolare. Secondo un altro studio dell’Istituto di
cardiologia dell'Università di Nis (Serbia) non conterebbe neppure
il genere, l’importante è che sia la musica che piace: l’ascolto del brano
preferito, infatti, innesca da parte del cervello la produzione di endorfine,
i cosiddetti neurotrasmettitori della felicità, in grado non solo di regalare
una sensazione di benessere psichico ma anche di rafforzare l’endotelio,
il tessuto che riveste i vasi sanguigni, linfatici e del cuore.
Che
la musica possa essere utilizzata a scopi curativi, in realtà, non è scoperta
recente.
Fin
dagli albori della civiltà, infatti, ritmi e melodie sono stati impiegati per
rassicurare e sostenere la persona malata nella sua lotta per la guarigione. Anticamente
poi, in alcune culture, l’arte dei suoni a beneficio della salute era molto
sviluppata e si basava sulla comprensione che la vibrazione è la forza
fondamentale creativa dell’universo.
Purtroppo
nei secoli queste preziose sapienze sono andate perdute (sono continuate in
parte in certe tradizioni orientali e sudamericane che hanno sempre
riconosciuto il potere della musica di favorire il riequilibrio totale della
persona), ma fortunatamente, negli ultimi anni, soprattutto all’estero, sono
rifiorite le ricerche e le sperimentazioni in questo ambito con risultati
sorprendenti.
E
così la musica, ma anche la danza, sono entrate a pieno titolo negli ambienti
sanitari ed educativi come efficaci mezzi di cura. I campi di utilizzazione
sono i più svariati: autismo, disabilità, disturbi neurologici, difficoltà di
apprendimento, riabilitazione fisica, alleviamento del dolore, gestione dello
stress, miglioramento della comunicazione.
In
occasione della preparazione della tesi alla fine del mio percorso di formazione in Naturopatia ho avuto modo di approfondire la conoscenza della musicoterapia e della danzaterapia
raccogliendo e leggendo una mole impressionante di studi, sperimentazioni,
libri.
L’idea
che già avevo in partenza, e cioè che la musica e la danza possono essere
utilizzate con successo a beneficio della salute intesa in senso olistico,
si è arricchita in maniera straordinaria di prove, dati e metodologie di lavoro.
Sì,
metodologie di lavoro, perché non tutte le musiche e non tutte le danze
sono curative.
Le
onde sonore, infatti, hanno effetti sul fisico (agiscono sul sistema nervoso,
sul battito cardiaco, sul ritmo circolatorio e la produzione ormonale), sulle
emozioni e sulla mente (possono cambiare uno stato d’animo e far affiorare
immagini, vissute o inventate, ma comunque sempre specchio del nostro mondo
interiore). Ma è necessario saper scegliere le melodie giuste (che sono diverse
per ciascuno di noi) in base al tipo di lavoro che si vuole fare e al risultato
che si vuole ottenere. Ed è anche importante inserire queste melodie all’interno
di un percorso più generale e ampio di riequilibrio dell’organismo: solo in
questo modo si possono favorire profonde trasformazioni.
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