Nel
Pacifico, a metà strada tra due famose mete turistiche come la California e
le Hawaii, c’è una grande isola di plastica che sta diventando sempre
più estesa. è stata creata dalle
correnti oceaniche che hanno concentrato una massa di spazzatura che al momento
ricopre un’area grande tre volte la Francia.
I
rifiuti, prevalentemente materiale di plastica (reti da pesca e oggetti vari,
più o meno grandi), sono cresciuti in maniera esponenziale a partire dagli anni
70 come riportano i nuovi dati pubblicati su Scientific Reports.
L’allarme è stato rilanciato da Greepeace Italia nei giorni scorsi.
Un’isola
simile, anche se molto più piccola, si trova nel nostro Tirreno.
è stata rilevata a partire dal 2013 tra
l’Isola di Capraia e la Gorgona da un gruppo di biologi dell’Istituto di
scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici (Ismar-Cnr), in
collaborazione con le Università di Ancona, del Salento e Algalita Foundation
(California).
Anche
il loro lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature/Scientific
Reports e ha evidenziato varie altre aree inquinate del Mediterraneo,
tragicamente invaso dai rifiuti della nostra vita quotidiana.
Penso
che sia una situazione ancora sottovalutata in quanto a gravità perché il
nostro mare è sostanzialmente chiuso e questo significa, secondo gli esperti,
che una particella ha un tempo di permanenza di circa mille anni.
E
non è finita qui.
Il
fenomeno delle plastiche, infatti, riguarda molti mari del mondo con
conseguenze pesantissime.
Il pericolo maggiore viene dalle microplastiche, un avanzo della
degradazione di bottiglie, buste, imballaggi e materiale medico. Nel giro di
decine di anni o perfino di secoli (a seconda del tipo di plastica e
dell’ambiente in cui finiscono) questi rifiuti si riducono in poltiglia e
vengono ingeriti dai pesci o dal plankton entrando così nella catena alimentare
… quindi anche nel tuo corpo.
Dunque
prima di tutto danni per l’ecosistema marino. Gli animali infatti muoiono
per soffocamento, se ingeriscono i frammenti più grossi, oppure lentamente
cominciano ad ammalarsi per lesioni e reazioni infiammatorie interne, se
ingoiano i frammenti più piccoli.
Ma danni
anche per la nostra salute. Mancano ancora studi approfonditi ma sembra che
le microplastiche che ingeriamo attraverso il pesce che se ne è nutrito possano
agire come pseudo-ormoni, creando scompensi al nostro sistema endocrino e
immunitario.
È
vero che molto deve essere fatto dai Governi o dalle aziende, ma ognuno di noi
può fare qualcosa.
Ecco
7 consigli che puoi mettere in pratica per fermare l’invasione della
plastica:
1. Innanzitutto
non buttare oggetti di plastica in spiaggia o in mare. Il che vuol dire:
bottiglie di plastica, tappi,
imballaggi, cannucce, posate, sacchetti della spesa ecc, ecc. Ti sembrerà una
cosa ovvia, eppure c’è molta gente che lo fa o lo vede fare e non dice niente.
2. Comincia
a non usare sacchetti di plastica. Porta sempre con te una borsa riutilizzabile
3. C’è
qualche festa o ritrovo tra amici? Fantastico, ma non usare cannucce,
bottigliette, bicchieri, posate e piatti di plastica.
4. Evita
prodotti cosmetici, come dentifrici o scrub, con microgranuli di polyethylene e
polypropylene.
5. Sostituisci
tutti i flaconi usa-e-getta, ad esempio quelli del sapone e dei detersivi, con
dei contenitori ricaricabili.
6. Fai
la raccolta differenziata.
7. Ricicla
il più possibile.
Impegnamoci.
Tutti quanti. Perché la terra è la casa di tutti. E ciò che accade in un posto,
per quanto possa sembrare un luogo lontano, presto o tardi ci riguarderà da
vicino.
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