Nei
paesi industrializzati le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa
di mortalità. Età, ipertensione, sovrappeso/obesità, abitudine al fumo di
sigaretta, diabete, dislipidemie (elevati livelli di colesterolo e
trigliceridi) sono tutti fattori di rischio che aumentano la probabilità di
insorgenza di ictus e infarto del miocardio.
Recenti
evidenze hanno dimostrato però che, accanto ai tradizionali fattori di
rischio, c’è un altro evento che contribuisce ad aumentare il rischio di MCV:
UN ELEVATO LIVELLO DI OMOCISTEINA. Non se ne sente parlare molto, eppure
un elevato livello di omocisteina aumenta in modo
significativo l’incidenza di malattie cardiovascolari.
Cerchiamo
di capire meglio di cosa stiamo parlando con l’aiuto del Prof. Mauro Miceli,
docente aggregato di Scienze di Laboratorio Biomediche, Scuola di Scienze della
Salute Umana, Polo Biomedico, Università degli Studi di Firenze e Specialista
in Farmacologia e Biochimica Clinica.
L’omocisteina
è un aminoacido normalmente presente nel nostro organismo e costituisce un
intermedio del ciclo metionina-cisteina o ciclo di metilazione, un ciclo
metabolico molto importante da cui dipendono le sintesi di molte molecole di
estrema importanza in vari step fisiologici a livello cellulare.
È
importante che il valore di questo parametro nel sangue sia entro certi limiti.
“In Italia la maggior parte dei laboratori considera normali per gli
adulti concentrazioni di Omocisteina inferiori a 15 μmol/l per gli uomini e
inferiori a 12 μmol/l per le donne; per i bambini fino ai 14 anni sono
considerate normali concentrazioni inferiori a 11.3 μmol/l, ma la letteratura pubblicata negli ultimi due
decenni dimostrerebbe che le cose non sono così semplici da interpretare.” –
spiega il prof. Miceli – “Studi pubblicati su riviste scientifiche ad alto
indice di impatto ritengono che il rischio cardiovascolare legato
all'iperomocisteinemia inizi con valori superiori a 11.4 μmol/l e identificano
come valore soglia i 9 μmol/l.”
In
effetti studi piuttosto recenti della Boston University hanno stabilito che a
livello 15, il rischio relativo di evento cardiaco è 4 volte superiore alla
media generale, mentre il rischio di malattia di Alzheimer è 2 volte superiore
alla media. “Peraltro lo stesso studio ha determinato che ogni caduta di un
punto di omocisteina in valori compresi
fra 10 e 20 può ridurre i rischi cardiaci del 10%”, precisa Miceli.
Da
cosa è causato l’innalzamento dell’omocisteina e cosa comporta?
L’aumento
può essere dovuto ad una ridotta capacità dell’organismo di metabolizzarla e
quindi eliminarla per un deficit funzionale dei sistemi enzimatici
inerenti al ciclo metionina-cisteina. Anche il fumo di
sigaretta, l’alcol, alcuni farmaci (specie antiepilettici) e alcune
situazioni fisiopatologiche, quali ad esempio l’uremia con compromissione della funzionalità renale,
ne determinano l’incremento.
Elevate
quantità di omocisteina danneggiano l’endotelio dei vasi e ossidano il
colesterolo LDL favorendo così la formazione della placca aterosclerotica.
Il
prof. Miceli illustra questo processo in modo dettagliato: “I meccanismi
patogenetici con cui si manifesta l’azione lesiva dell’omocisteina a livello
dei vasi arteriosi si fondano sul fatto che, quando presente in eccesso, questa
sostanza forma il complesso omocisteina-tiolattone che reagendo con le LDL
(lipoproteine a bassa densità) forma un complesso insolubile LDL-Tiolattone che
viene fagocitato dai macrofagi i quali, incapaci di scinderlo, si trasformano
in cellule schiumose costituendo il ‘core’ dell'ateroma, esattamente
come accade quando siamo in presenza delle LDL che trasportano il colesterolo
in forma ossidata”.
“L’omocisteina
in eccesso può anche comportarsi da radicale libero dell’ossigeno” – continua
Miceli – “provocando disfunzione
endoteliale, proliferazione delle cellule muscolari lisce con successiva
fibrosi e fibrocalcificazione della parte vasale, ossidazione dei lipidi di
membrana con perdita della funzionalità di queste strutture ed infine
ossidazione delle LDL che diventano fortemente aterogene, come già detto
esattamente in modo analogo di quanto accade in presenza di colesterolo LDL
presente in eccesso. Inoltre l’omocisteina in eccesso aumenta l’adesività e l’aggregazione
piastrinica e, sempre quando presente in eccesso, influenza i fattori che
regolano la coagulazione del sangue”.
Quanti
di noi controllano normalmente il valore dell’omocisteina quando fanno le
analisi del sangue?
Credo
nessuno. Forse perché negli anni a questo fattore di rischio non è mai stata
data troppa enfasi, invece la pericolosità esiste. E in misura maggiore quando
coesistono altri fattori quali l’obesità viscerale, l’ipertensione, la
familiarità, il diabete (sia latente che manifesto), la viscosità ematica ecc …
Aumentano infatti in maniera esponenziale le probabilità di sviluppare
patologie molto gravi come infarto del miocardio, ictus cerebrale e trombosi
degli arti inferiori.
È
necessario quindi tenere periodicamente sotto controllo questo parametro del
sangue. “Basta richiedere il dosaggio dell’omocisteina plasmatica
che viene eseguita nella stragrande maggioranza dei laboratori” – afferma
Miceli – “ e, nel caso di evidente alterazione con valori decisamente elevati,
almeno superiori a 30 μmol/l, è bene anche indagare se esistono deficit
genetici nei sistemi enzimatici deputati al corretto svolgimento del ciclo
metabolico e quindi anche allo smaltimento di questo aminoacido tossico a
livello cellulare quando presente in eccesso”.
A
questo proposito va detto che i sistemi enzimatici capaci di evitare l’accumulo
di omocisteina sono fortemente dipendenti dalle vitamine del gruppo B e, in
particolare, B6 – B9 –B12 che sono i cofattori essenziali affinché il ciclo
metabolico della metionina possa svolgersi senza creare accumulo di omocisteina.
Questo significa che i livelli di omocisteina nel sangue possono essere
efficacemente abbassati assumendo acido folico (vit. B9) e le vitamine B6 e B12.
“È
però necessaria una terapia vitaminica ben calibrata e utilizzando forme
altamente biodisponibili di questi fattori vitaminici” – avverte Miceli – “cosa
che spesso non accade per molti preparati presenti in commercio. Solo le formulazioni con le forme già
attive dell’acido folico o della vitamina B12 (metil-tetraidrofolato o
metilcobalammina ) sono le più idonee, ancora meglio se disponibili in
soluzione per somministrazione sublinguale che si è dimostrata forse la
migliore ai fini di garantire un completo assorbimento dei principi attivi.
Inoltre, dal momento che l’omocisteina in eccesso può anche comportarsi da
radicale libero dell’ossigeno può essere opportuno attuare anche un
trattamento antiossidante mirato a prevenire la formazione di specie
radicaliche dell’ossigeno che vanno ad attaccare la parete arteriosa a livello
della struttura endoteliale, per impedire l’ossidazione delle LDL aterogene e
comunque offrire un supporto a tutti i sistemi coinvolti nell’integrità della
parete vascolare in genere”.
Come
naturopata, anche in questa occasione, non posso fare a meno di ricordare l’importanza
di uno stile di vita sano per mantenere la salute e prevenire o ritardare
l’insorgenza delle malattie, comprese quelle cardiovascolari:
·
Seguire una dieta bilanciata e varia ricca di frutta,
verdura, cereali integrali in chicchi, legumi, frutta a guscio, pesce (in particolare azzurro) e
acidi grassi mono e polinsaturi (soprattutto olio extravergine di oliva e altri
oli vegetali spremuti a freddo).
·
Limitare il consumo del sale, delle bevande
alcoliche, degli zuccheri semplici (dolci, bevande zuccherate, caramelle…), dei
grassi idrogenati (es. margarina) e saturi (prodotti a base di latte intero,
salumi e carni grasse, oli tropicali).
·
Raggiungere e mantenere il peso ideale (il giusto
peso deriva dall’equilibrio tra le calorie introdotte con l’alimentazione e
quelle spese).
·
Non fumare (il monossido di carbonio diminuisce
la quantità di ossigeno presente nel sangue e favorisce lo sviluppo
dell’aterosclerosi). È dannoso sia il fumo attivo che quello passivo.
·
Svolgere regolarmente attività fisica (fondamentale per perdere
peso, mantenerlo e conservare una buona funzionalità cardiovascolare).
È sulle
nostre scelte e abitudini quotidiane che si gioca la partita del nostro benessere
e della nostra salute.
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