domenica 13 novembre 2016

VIII Congresso Internazionale ARTOI, Nuove frontiere dell’oncologia integrata - giorno 2

Si è concluso stasera a Firenze l’VIII Congresso ARTOI sull’oncologia integrata. È stato estremamente interessante partecipare a questi due giorni che hanno avuto per protagonisti i massimi esperti nazionali e internazionali che da anni operano in questo ambito.

Purtroppo l'incidenza del cancro non è in diminuzione. Anzi, il trend è in salita. Oggi è la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari ed è un problema complesso che va gestito tenendo conto non solo degli aspetti organici, ma anche di quelli psicologici e sociali.
Certo, rispetto al passato ci sono farmaci nuovi, ma presentano ancora dei costi alti in termini di citotossicità e di qualità della vita dei pazienti (oltre ad avere dei costi economici esorbitanti).
Se vogliamo vincere davvero questa battaglia è necessario unire i saperi e non si può prescindere da un approccio globale che rispetti anche l’unicità di ogni persona. 


In alcune città della Toscana, ma anche in altre realtà italiane e in molti centri esteri, questo avviene già, c’è un reale approccio interdisciplinare alla cura e gli oncologi si avvalgono dell’importante contributo offerto da altre conoscenze: medicina tradizionale cinese, omeopatia, omotossicologia, medicina antroposofica, fitoterapia, nutrizione, terapie corpo-mente, musicoterapia e danzaterapia.


La speranza che nasce da questo congresso è che l’integrazione si possa sviluppare sempre di più soprattutto in quei territori che ancora non la concepiscono come possibilità reale all’interno del servizio sanitario.
Per quanto riguarda le esperienze già attive, inoltre, l’auspicio è che diano vita ad un gruppo internazionale che possa scambiarsi le informazioni per aiutare meglio i pazienti. Perché le lodevoli esperienze di oncologia integrata che sono state presentate a Firenze non rimangano isolate ma diventino una possibilità concreta per tutti i malati di qualsiasi parte del mondo.

Una nota politica infine. Le istituzioni devono dare indicazioni concrete, devono riconoscere la serietà di certe terapie affinché siano effettivamente integrate. Le medicine complementari devono entrare nelle università affinché siano sviluppati dei modelli mentali. Se in tanti anni di formazione universitaria, non ci sono materie di studio “naturali” non si potrà mai formare un sapere davvero completo.

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